

probabitmente in seguito a pressioni dall'alto, sonocostrette a rendere conto sia
dei nuovi indici che dei vecchi».
Ma il fatto è che alle aziendemanca prima di tutto una basemateriale seria
peressereautonome. Tale basedovevaessere costituita, secondo i dettami della
riforma, dal cosiddetto < fondo di sviluppo della produzione»destinato ad inve-
stimenti di non grande portata all'interno dell'azienda, per rammodernare i l
macchinario, ecc. — che in realtà in moltissimi casi non può essere utilizzato
dall'azienda per i contrasti tra queste indicazioni e le linee particolari del
Gosplan. I l vice-presidentedell'Accademia delle Scienze dell'URSS Rumiancev
sottolineache nel primosemestredel '67 tale fondo è stato utilizzato dall'insieme
delle aziende funzionanti secondo i l nuovo sistema solo al 49%, proprio per
questomotivo. E l'ammontarestessodel fondo di sviluppo è di gran lunga infe-
riore,secondoalcuni interventi, a quanto dovrebbeessere, in seguito alle imposi-
zioni delle autorità superiori.
Una delle maggiori critichemosse al vecchio sistema era che le aziende
inbase al meccanismo di incentivazione esistente erano interessate all'approva-
zione di un piano di produzione che fosse il meno impegnativo possibile. Ciò
portava a innumerevoli e lunghissime diatribe tra aziende e organi di pianifi-
cazione, e in ultima analisi alla approvazione di piani ben lontani dalla realtà
effettiva.
Il nuovo sistema avrebbe dovuto eliminare radicalmente questo grave
difetto che in realtà inficiava il principio stesso della pianificazione, rendendo
imprevedibile il comportamento effettivo delle aziende. Baibakov è però costretto
adosservare nella sua relazione: « Purtroppo la discussione tra Gosplan e Mini-
steri, tra i Ministeri e le industriespessoverte non sui ritmi ottimali di sviluppo
del settore ma sulla dimostrazione del non-realismo degli obbiettivi del piano
datodall'organizzazione soprastante» in quanto €non di rado per l'azienda è
piùconveniente superare piani poco impegnativi che assumersi obbiettivi di
pianopesanti ». Ciò, egli commenta, €contraddice lo spirito e la lettera della
riformaeconomica ». Ma fatti del generevengonodenunciati in tutti gli inter-
venti.
Uno dei motivi di simile atteggiamento da parte delle imprese è costituito
dallemodifiche al piano, effettuate più volte nel corso dell'anno dalle istanze
superiori (6). Tali modifiche, assolutamente imprevedibili quanto al momento
in cui avverranno e al loro contenuto — ma che si verificano regolarmente —,
costringono l'azienda, per non trovarsi in una situazione economico-finanziaria
difficile, a < nascondere» alle •istanze superiori quanto più può delle sue possi-
bilità.
Continua, come in passato, a mancare il collegamento tra i piani di pro-
duzione, quelli di fornitura materie prime e macchinario, il piano finanziario e
quello del fondo salari ecc. M anevic, capoeconomista della fabbrica di trattori
di Charlov, alza parzialmente il velo sulle ragioni che di anno in anno portano
aquesti fenomeni di assenza di coordinamento tra i diversi obbiettivi imposti -
dall'alto all'azienda: € Il Gosplanspesso tarda a dare i piani ai settori. Ai Mini-
steri, quando ricevono il piano, restano in tutto alcuni giorni per dividerlo tra
leaziende. Per non perdere tempo inviano adesse i piani singoli, non coordinati
fra di loro: quello dei salari, quello della forza-lavoro, quello produttivo, finan-
ziarioecc. A noi occorre un pianogenerale, bilanciato nei suoi elementi e concor-
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