

delcoefficienteespressodal rapporto tra valore dellemerci prodotte e valori dei
beni di investimentonecessari alla loro produzione) proprio nel momento in cui
l'entità globale degli investimenti raggiungeva cifre mai viste. Contemporanea-
mentediventava sempre più minaccioso il fenomeno cosiddetto della « disper-
sionedegli investimenti » che si esprimeva nell'avvio, ogni anno, di un numero
sempremaggiore di impianti industriali, che venivano poi portati a termine
molto più lentamente di quanto previsto dal progetto o addirittura, dopo un
certonumero di anni, « congelati » al punto in cui si trovavano.
Risultato della « dispersione degli investimenti » era l'immobilizzo impro-
duttivo di enormi ricchezze per periodi di tempo sempremaggiori, da un lato,
edall'altro la messa in opera di stabilimenti obsoleti, proprio nel momento in
cui l a accelerazione dello sviluppo tecnico-scientifico raggiungeva ritmi ele-
vatissimi.
Anche i ritmi di incremento della produttività del lavoro risentivano di una
notevoleflessione, che in certi periodi e in certi settori arrivava addirittura al
ristagno (1).
La qualità dei prodotti (e non solo dei beni di largo consumo ma anche,
inmoltissimi casi, dei mezzi di produzione) lasciava molto a desiderare (2), con
graviconseguenze sia per il livello di vita reale della popolazione che per l'effi-
cienzadell'apparato produttivo nel suocomplesso.
Infine il coordinamento dei vari settori di produzione e delle aziende appa-
rivaestremamentecarente, congravi sintomi di peggioramento. Mentre il volume
totale delle riserve di materie prime e di mezzi di produzione a magazzino era
incontinuo aumento, le aziende sempre più sovente si trovavano in difficoltà
per la mancanza di macchinari, materiali, attrezzi ed apparecchiature.
Nel corso della discussione che precedette la riforma economica e con essa
siconcluse, le cause di questa situazione vennero identificate nel sistema di
pianificazionee di gestionedell'economia, quale si era storicamente formato negli
anni trenta. Tale sistema era rimasto sostanzialmente intatto negli anni qua-
ranta e cinquanta, attraverso tutta una serie di riorganizzazioni e di rimaneggia-
menti che tuttavia, anche nel periodokhrusciovianocon la creazione dei sovnar-
choz, non ne avevano intaccato le strutture fondamentali.
Una analisi del significato e delle implicazioni sociali di tale sistema non
fu fatta nè allora nè dopo. E questo non solo e non tanto perchè molti tra i
partecipanti alla discussionefosseroscarsamente interessati a problemi di questa
natura. I l fatto è che .anche in quegli anni, benchè relativamente più aperti in
confronto al periodo successivo al dibattito politico ed alla riflessione sulla
natura della società sovietica, questa analisi andava ben al di là dei rigidi
limiti imposti alla democratizzazionecon il XXCongresso. Ci si limitò, nel valu-
tare il sistema di pianificazione esistente, a differenziarsi nelle sfumature: c'era
chi insisteva nel collegarlo soprattutto a Stalin, e quindi al « culto della perso-
nalità e alle sueconseguenze », secondo la formula sacramentale, e chi invece
nemetteva in rilievo in primo luogo gli elementi che rispondevano alle esigenze
oggettive della fase di industrializzazione forzata. Nè bisogna dimenticare gli
avversari della riforma, numerosi e agguerriti, che identificavano i l vecchio
sistema di pianificazione
tout-court
con il socialismo. E poichè il nome di Stalin
èdiventato, nel contesto distorto del dibattito in URSS, un geroglificocarico di
significati simbolici storico-politici e sociali e che non viene mai in realtà diret-
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