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Garda. I l MLPR ha dichiarato l a propria opposizione al la guerra i n Viet

Nam, definendola « viziosa e crudele », ed ha ripetutamente messo in guardia

i portoricani residenti in America contro le aspettative che potrebbero derivare

dalla piattaforma politica dei liberali come McCarthy o Robert Kennedy.

«Nessun imperialista è i n buona fede, né tanto meno può esserlo nessun

capitalista. La buona fede dell'imperialismo si traduce i n guerre d i rapina,

quella del capitalismo nei rotoli di biglietti di banca che hanno queste imma-

gini dello sfruttamento, della miseria e delle guerre. »

E' proprio sul piano della politica interna negli USA che i l MLPR

assume la sua maggiore importanza. La sua linea mette i n primo luogo i l

rifiuto netto d i lasciarsi invischiare nella politica locale d i quartiere o d i

comunità: questa può essere, dice Garda, sfogo d i ambizioni personali o ,

al peggio, un meccanismo con cui i l governo coinvolge membri influenti della

comunità nella responsabilità derivante dal la cogestione. L'esperienza della

«guerra alla povertà » ha confermato in pieno la validità di questa analisi:

gli unici esponenti della comunità portoricana che hanno visto migliorare

tangibilmente le proprie condizioni economiche sono stati quei leaders a cui

sono stati assegnati importanti e remunerativi incarichi nelle varie agenzie

assistenziali, dove hanno svolto lavoro burocratico sentendosi molto importanti

esalvando l a coscienza del regime con l a loro funzione d i esempi viventi

di « token integration » — ma certo non hanno contribuito al t ro che a

mistificare le effettive necessità dei loro connazionali od a portare palliativi

inutili. L'accusa rivol ta a queste persone, come per esempio a Valentín

Gerona, dall'MLPR, è quella d i avere tradito i l proprio popolo e l a classe

lavoratrice lasciandosi invischiare nella borghesia, con la sua logica dei « diritti

civili ».

L'uso del termine « diritti civi l i » è contestato i n sé: « Come s i può

parlare d i di r i t t i civi l i quando a l nostro popolo è rifiutato i l di r i t to civile

più elementare, quello dell'indipendenza? ». I n realtà, i l movimento liberatore

portoricano ha mutuato da Malcolm X e dal Black Power l a terminologia

che parla di « diritti umani », indipendenti quindi dalla logica legalitaria

del sistema. A parte la scarsa operatività dell'accordo ufficiale tra MPI e

Black Power, i l movimento nero di liberazione ha influenzato anche i porto-

ricani, così come tut te l e altre forze radicali e rivoluzionarie i n America.

Ne è derivata una presa d i coscienza molto precisa della propria identità

nazionale e culturale, assai simile, sebbene ad uno stadio meno avanzato, a

quanto è avvenuto tra i braccianti agricoli di origine messicana in California,

che nel movimento della « Huelga » combinano i motivi d i un sindacalismo

molto radicalizzato con la riscoperta e la riaffermazione dell'autonoma eredità

culturale delle minoranze d i lingua spagnola.

Non va dimenticato che i portoricani nel territorio metropolitano vivono

in grande prevalenza nel ghetto d i Harlem (nel 1960, anno a l quale s i

riferiscono gli ultimi dati ufficiali, erano 612.574 a New York, di cui 429.710

nati •a Porto Rico e gl i al tr i figl i d i portoricani) a stretto contatto con i

negri, e ne condividono gran parte della problematica i n modo molto p i ù

immediato d i quello esposto da Mar i Br ú . I n pratica, i meccanismi dello

sfruttamento economico, della reclusione nel ghetto e della discriminazione

su basi linguistiche e razziali s i ripetono per i portoricani i n modo assai

simile a quello che si verifica per i negri. Nel linguaggio corrente, in America,

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