

e i l cuore de i contadini , senza accorgermi che s i t rat tava invece d i u n
conflitto d i pr imar ia importanza che investiva t u t t a l a società e t u t t o i l
Partito. Quando lessi l e pagine int rodut t ive d i Mao a l l i b r o
Sollevazione
socialista nel le campagne cinesi,
pensavo che l e sue parole fossero r ivol te
a quei quadr i d i vi l laggio, d i dist ret to o d i regione che avevano scarsa
fiducia nel la capacità delle masse contadine d i organizzarsi i n forma coope-
rativa, e nel la loro stessa capacità d i dirigere un movimento si ffatto. Non
mi rendevo conto che quelle parole rientravano contemporaneamente i n una
polemica i n corso nelle più alte sfere direttive, e che era necessario portare
sulle posizioni corrette anche mol t i dirigenti.
I l fat tore decisivo nel la l ot ta f r a quest i due gruppi , iniziatasi con l a
conclusione del la r i forma agraria, era l a perdurante esistenza d i contadini
poveri e medi del lo strato inferiore nelle campagne. Questi contadini, nono-
stante avessero fat to « fanshen », non erano i n condizione d i cavarsela da
soli nè si facevano i l lusioni circa i l propr io futuro qualora i l pr incipio fon-
damentale del la società e del lo Stato fosse rimasto quel lo del ciascuno-per-
sè. La campagna per la collettivizzazione venne organizzata da Mao su basi
di classe. Come l a r i f o rma agrar ia e r a stata at tuata appoggiandosi a l l e
masse dei contadini poveri e dei braccianti, così i l movimento cooperativo
fu por tato a l successo appoggiandosi agl i ex contadini pover i e braccianti
che l a pr ima fase del la rivoluzione aveva l iberato dall'oppressione senza
tuttavia assicurare loro l a ricchezza o quanto meno un relat ivo benessere.
La chiave del futuro non stava semplicemente nella produzione, come diceva
Tsai Ch i n a Lungo Arco, ma nel la produzione organizzata secondo cr i ter i
socialisti che, creando nuov i rappor t i t r a g l i uomini , avrebbero enorme-
mente accelerato l o svi luppo generale del la produzione stessa, e gettato l e
fondamenta pe r una rapida meccanizzazione senza contraddizioni d i base,
non appena l ' industr ia avesse f inalmente raggiunto u n l ivel lo d i svi luppo
sufficiente p e r assicurare l e macchine, i fert i l izzant i e g l i a l t r i prodot t i
necessari.
La lot ta d i classe quindi sarebbe stata al trettanto fondamentale per i l
futuro che per i l passato, e la pol itica — la pol itica rivoluzionaria — doveva
prendere i l comando. Un vi t tor ioso movimento cooperativo poteva essere
creato soltanto dal la volontà cosciente d i mi l ioni d i produt tor i sotto la riso-
luta e tenace direzione d i migl iaia d i quadr i più elevati. Non i l laissez-faire
ma un nuovo e vasto movimento di massa divenne la parola d'ordine. Uomini
come Tsai Chin, i l capo del gruppo d i lavoro d i Lungo Arco, o rivoluziona-
rono l e l oro concezioni oppure f ini rono pe r essere d i f reno a l successivo
sviluppo della rivoluzione.
La l inea antimaoista tradizionale
La rivoluzione culturale ha messo i n luce l'esistenza- di un f i l o uni tar io
che collega tut te e t r e queste controversie — l ' ident i tà dell'opposizione a
Mao e alle scelte politiche corrette che al la f ine ebbero i l sopravvento. Mol t i
di coloro che nel 1945 attaccarono da destra l a pol i t ica d i resistenza e d i
ri forma agraria sostenuta da Mao, caldeggiando compromessi umi l iant i col
Kuomintang e cercando d i scoraggiare la lot ta delle masse contadine contro
i signori feudali, furono gl i stessi che, una vol ta iniziata la r i forma agraria,
ci saltarono sopra spostandone l'asse decisamente « a sinistra » con parole
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