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una riforma agraria integrale. La scelta dei tempi ebbe i l suo peso nella

strategia di Mao. L'elemento di novità emerso ultimamente è che egli non

disponeva di un CC compatto che potesse orchestrare una politica del con-

senso. Mao e i suoi seguaci dovevano non solo guidare i l popolo i n modo

corretto, ora frenandone l'impeto ora sospingendolo innanzi, ma dovevano

nello stesso tempo lottare contro quadri dirigenti di ogni livello, anche di

vertice, i quali erano per la coesistenza senza lotta, per la liquidazione del

braccio militare, timorosi della riforma agraria i n quanto tale, e timorosi

delle sue conseguenze sul piano interno e internazionale. C'erano oppositori

anche dall'altra parte — gente contraria a qualsiasi negoziato, che premeva

per la riforma agraria prima che i contadini fossero pronti e per un'offen-

siva militare quando l'unica strategia sensata era quella difensiva.

Alla luce di questi dati, la difesa iniziale delle zone liberate, i negoziati

di armistizio, l a graduale radicalizzazione della riforma agraria e i l pas-

saggio finale dal la difensiva all'offensiva insieme politica e militare non

appena i tempi furono maturi, si rivelano cosa ancora più straordinaria di

quanto non apparisse allora. Naturalmente accaddero molti fat t i che nes-

suno poteva controllare. Che la conclusione sia stata la vittoria della rivo-

luzione si deve al fatto che la strategia di Mao era sostanzialmente giusta

e le masse popolari la seguirono quando e dove giunsero a comprenderla.

Entro questa cornice generale parecchi furono i falsi capi che tennero

banco e parecchie furono le mosse disastrose che confusero i l popolo, dan-

neggiarono la rivoluzione e ritardarono la vittoria nella guerra.

Il secondo grande dibattito del periodo della guerra civile successivo

all'ultimo conflitto mondiale riguardava la « linea dei contadini poveri e dei

braccianti », l'egualitarismo estremo nel la lot ta pe r l a terra e i l conse-

guente distacco dalla rivoluzione di schiere di contadini medi. Questa ten-

denza i n

Fanshen

è descritta come proveniente essenzialmente dal basso,

dall'innato egualitarismo dei piccoli coltivatori che, una volta iniziata l'occu-

pazione delle terre, non facevano molta distinzione tra proprietari fondiari,

contadini ricchi e contadini medi, nè tra la proprietà essenzialmente capita-

listica (cioè industriale e commerciale) dell'aristocrazia fondiaria da una

parte, e i suoi possedimenti feudali (cioè terre e tesoro trovato) dall'altra.

Incominciata la lotta, i contadini passarono ad espropriare chiunque stesse

meglio di loro, trattando ogni genere di proprietà alla stregua di legittimo

«frutto ».

L'autocritica fatta da Liu Shao-chi nel 1966 mostra chiaramente che

questo errore non proveniva semplicemente dal basso. La « linea dei conta-

dini poveri e dei bracciaftti » ( « contadini poveri e braccianti devono con-

quistare l e campagne, contadini poveri e braccianti devono avere l a dire-

zione nelle compagne ») venne accettata e •sostenuta da certi membri del

CC. Liu Shao-chi in persona presiedette la grande conferenza della riforma

agraria d i Yethao nel Tayhang, dove questa linea ottenne una sanzione

ufficiosa. Essa venne successivamente sostenuta dal « Quotidiano del popolo ».

Con questo appoggio dall'alto si diffuse in un baleno e fece un sacco di guai

prima che la correggesse lo stesso Mao Tse-tung, in parte anche con i l suo

discorso ai quadri della regione del Shansi-Suiyuan.

La « linea dei contadini poveri e dei braccianti)) era utopistica per

essenza. ChiedeVa non solo la liquidazione del possesso feudale e l a distri-

buzione delle terre dei signori ai loro braccianti e coloni poveri, ma anche

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