

quando fabbriche moderne fossero state in grado di fornire trattori, pompe,
fertilizzanti e altri prodotti e macchinari, si sarebbe potuto unificare i fondi
e coltivarli in forma cooperativa. Dato che ci sarebbero voluti venti o tren-
t'anni buoni prima che l'industria potesse raggiungere quei livelli, egli inci-
tava i contadini ad arricchirsi nel frattempo. « Quando i l 70 per cento dei
contadini saranno ricchi si potrà parlare di collettivizzazione ».
Se Liu l'avesse spuntata, il popolo cinese avrebbe visto non già il rapido
sviluppo d i u n movimento pe r l a collettivizzazione delle campagne, ma
un rapido ritorno al la differenziazione della popolazione rurale i n conta-
dini ricchi, medi, poveri e braccianti, con la grande maggioranza che scen-
deva l a •scala sociale e una piccola minoranza che s'innalzava sulle spalle
dei propri compagni. Perchè un contadino possa comprare terra e assu-
mere manodopera occorre evidentemente che un altro venda la terra e pres
la propria forza lavoro. I l risultato non sarebbe stato assolutamente quello
che Liu prospettava, e cioè una campagna costituita per i l 70 per cento da
contadini ricchi, ma proprio l'opposto, una campagna dove i l 70 per cento
dei contadini sarebbe stato di nuovo formato di braccianti e coloni sfrut-
tati da un pugno di proprietari benestanti, con una ridotta fascia intermedia
di contadini medi indipendenti.
Oggi appare chiaro che quanto Tsai Chin progettava per i l futuro non
era semplicemente l a sua opinione, ma l a meditata linea politica d i L i u
Shao-chi e della sua corrente. Se dunque le cose stavano così, perchè Tsai
Chin cercò d i organizzare i gruppi d i mutuo aiuto a Lungo Arco? Credo
si possa dare una duplice risposta. Da una parte, organizzare i l mutuo aiuto
era la politica del Partito. Nello stesso tempo, però, non rappresentava di
per sè un passo decisivo sulla via della collettivizzazione. I l fatto che i con-
tadini mettessero in comune mezzi di produzione e prodotti fino a che Thin
fossero stati in grado di reggersi in piedi da soli, poteva essere visto dai
fautori dell'iniziativa privata come un utile ripiego. Una volta in grado di
reggersi da soli, avrebbero di nuovo fatto « ciascuno per se ». Per quelli che
miravano alla collettivizzazione i l mutuo aiuto era naturalmente qualcosa
di ben diverso. Rappresentava cioè un primo, fondamentale passo verso la
produzione cooperativa, a l quale avrebbe dovuto seguire l'unificazione dei
fondi e un'organizzazione e una divisione del lavoro via via crescenti, fino
alla completa trasformazione ,dei rapporti d i produzione nelle campagne.
Nelle zone rurali della Cina, all'indomani della riforma agraria, fautori
del laissez-faire e fautori della cooperazione si trovavano gl i uni accanto
agli al tri a livello di base così come ad ogni altro livello, fino a l vertice
del Partito. La lotta sul modello di sviluppo futuro fu pertanto molto più
complessa e difficile d i quanto da parte mia non ritenessi allora. Certo,
non pensavo che la socializzazione dell'agricoltura fosse cosa scontata per i l
semplice fatto che l a riforma agraria era riuscita e chè a dirigerla era
stato un Partito comunista fedele a l socialismo. M i rendevo conto che si
profilava una lunga battaglia per guadagnare i contadini al la causa del
l'unificazione dei fondi e del lavoro collettivo, che spettava agli stessi con-
tadini compiere una scelta consapevole. Nello stesso tempo però non m:
rendevo conto che i l Partito doveva anch'esso compiere una scelta consa-
pevole, che c'era disaccordo tra i suoi massimi dirigenti quanto alla corretta
via da seguire, e perciò vedevo questo scontro cruciale, al pari dei prece-
denti, soprattutto come una lotta a livello di massa per conquistare la mente
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