Table of Contents Table of Contents
Previous Page  166 / 236 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 166 / 236 Next Page
Page Background

per cui la stessa lotta di classe appare come « integrata », e qualsiasi azione

collettiva sembra priva di senso. I n altri casi la critica al significato ideo-

logico del lavoro specialistico rimane, per analogo meccanismo,- separata

dalla critica all'egemonia del capitale: l a critica a l sistema, i n assenza d i

un inserimento i n lotte politiche, diviene critica « culturale» e non svela-

mento della contraddizione fra capitale e lavoro, o lotta contro

quel

padro-

ne. I n questi casi, la collocazione borghese del professionista isolato che si

pone questi problemi prende i l sopravvento, e non è raro verificare come

la critica a l « molo» tecnico-professionale rimanga prigioniera del la pro-

messa di un ruolo migliore, in cui la cultura trovi infine i l suo premio e la

mansione sia più libera, razionale e qualificata: l a spinta critica può allora

marginalizzarsi dirigendosi verso quegli ostacoli che hanno deluso la spinta

individualistica a l successo e hanno frustrato l'aspirazione a una «vera »

dignità intellettuale.

f

E' qui, fuori dall'industria, che acquistano un peso particolare gruppi

professionali d i cultura superiore: questi possono manifestare una insof-

ferenza che non parte nè dalla coscienza dello sfruttamento industriale, nè

d'altro lato da rivendicazioni corporative, ma da una riflessione critica che

per i l fatto di legarsi a disagi realmente esistenti, rimane peraltro preva-

lentemente intellettuale, cioè dovuta a una

coscienza contraddittoria

anzi-

chè al rifiuto di un

sottoprivilegio di massa

che, di fatto, non l i riguarda

personalmente. E ' qui che la tematica di una « prassi antiistituzionale » si

manifesta più volentieri, i n condizioni d i relativo privilegio e autonomia,

cioè dove la lotta contro i l sistema capitalistico diviene lotta contro i suoi

sottosistemi più lontani dalla coercizione della grande impresa produttiva.

La relativa autonomia e libertà di cui godono gli studenti e i professionisti

che propongono la «lotta antiistituzionale» fa sì che essa si rivolga tipica-

mente contro una serie di servizi (scuole, università, enti culturali, istituti

di ricerca, ospedali) l a cui arretratezza e disfunzionalità rispetto al sistema

è tale da permettere a quest'ultimo di lasciare una certa libertà agli oppo-

sitori nell'elaborare nuovi modelli. I n tal modo la « lunga marcia attraverso

le istituzioni », una volta marginalizzata, non solo serve di sfogo agli intel-

lettuali e agli studenti « contestatori », ma fornisce anche una serie di pro-

poste « antiautoritarie » che opportunamente razionalizzate possono costi-

tuire i l modello di futuri servizi più accettabili e funzionali di quelli attuali.

L'unico modo di uscire da questa difficoltà è dato a nostro avviso dalla

possibilità d i riproporre, fuori dall'industria, l e stesse contraddizioni del

know how

specialistico che abbiamo esaminato a proposito della figura del

tecnico e del professionista nella grande azienda, e analoghi obiettivi d i

lotta. Qui, fuori dalla coercizione produttivistica e in particolare nelle isti-

tuzioni e nei servizi, i l problema non è diverso, anche se è indubbiamente

meno tipico e evidente: da un lato si deve avere la critica del sapere spe-

cialistico, sia come scienza e tecnica mistificate, sia come privilegio e vio-

lenza; da un altro lato l'organizzazione e la formulazione di lotte e di piatta-

forme rivendicative che siano comuni sia a i tecnici, sia a i lavoratori non

qualificati e semiqualificati che operano nello stesso campo.

Oltre alla minore coercizione produttivistica esistono qui, nelle istitu-

zioni e nei serv- izi, due altre differenze importanti nei confronti del mondo

aziendale. La prima è data dalla minore specializzazione tecnica dei quadri

intermedi e dei dirigenti; l a loro superiorità nei confronti del personale

164