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il terreno sul quale operai e tecnici trovano la propria unità politica non

è costituito dall'immagine tradizionale del salariato non specializzato, ma

da un tipo d i lavoratore specializzato (talora specializzato i n modo infor-

male e non esplicito) che si trova di fronte a nuove contraddizioni nella

misura in cui l a sua vita quotidiana e i l suo lavoro si intellettualizzano,

secondo le linee che abbiamo cercato di delineare. I n generale si può attri-

buire questa intellettualizzazione (che tocca tut t i gl i strati sociali, ma i n

primo luogo i tecnici) sia alla tendenza di sviluppo del modo di vita nella

società industriale avanzata, sia soprattutto al lo sviluppo della tecnologia

nel processo produttivo, e allo sviluppo e alla crescente professionalizzazio-

ne delle attività terziarie.

Fuori dall'industria, quando si prendano in considerazione quelle cate-

gorie professionali che più si avvicinano alla definizione comune i;lell'intel-

lettuale, l'esistenza e l'importanza d i un processo d i proletarizzazione ap-

paiono ancora più problematici.

Ci sembra a questo punto che sia necessario sgombrare i l campo da un

possibile equivoco. L'immagine dell'intellettuale come depositario elitario

e carismatico della coscienza critica della società non corrisponde più a

nulla di reale. Gl i intellettuali che studiano per professione, o coloro che

fanno,

nel

proprio lavoro, della riflessione a alto livello

sul

proprio lavoro.,

o gli scrittori, o i docenti, non hanno più le responsabilità potenziali di un

tempo in una eventuale azione rivoluzionaria, perchè non sono i soli rap-

presentanti e depositari degli strumenti d i analisi, riflessione e elabora-

zione critica della realtà politico-sociale; inoltre, essi sono stati giustamente

screditati dal movimento studentesco.

La scoperta (legittima) che l'intellettuale non è più i l gestore della

coscienza della società, ma bensì uno specialista, un professionista integrato

come tecnico nel sistema ha malauguratamente permesso, proprio a questi

intellettuali tradizionali e tradizionalmente « a a l to livello», quell'opera-

zione (illegittima) che consiste nel nascondersi dietro l a propria coerci-

zione per negare l a propria complicità. I n realtà i l sistema ha lasciato

libere proprio queste persone di fissare molti dei modi della propria pro-

duttività, in una serie d i ruoli i n cui giocano iniziativa individuale, dina-

mismo, capacità inventiva, spirito critico. Questo intellettuale, sia esso un

dirigente, un «libero» professionista, un docente o un letterato, non s i

trova esattamente nella situazione degli altri tecnici, anche se gli fa piacere

di crederlo, perchè è un tecnico particolare,

più traditore:

non vende solo

la propria forza-lavoro sotto forma di una mansione specializzata, ma è i l

lavandaio di cui parla Brecht, colui che vende la propria coscienza critica,

e quindi volentieri se stesso, l'imbiancatore della cattiva coscienza, i l vispo

banditore del riformismo, che propone sempre nuovi alibi e vie d i uscita

a buon mercato.

Questa immagine vituperabile del Mandarino rimane

accettabile,

e quin-

di occultata nella propria mistificazione, per tutto i l tempo in cui egli riesce

a tenere separate la propria prassi reale dalla propria produzione teorica:

quest'ultima può essere intelligente, progressistà, avanzata e anche appa-

rentemente rivoluzionaria i n libri, articoli, lezioni e discorsi che contrad-

dicono quella- che è l a realtà d i un operare quotidianamente reazionario.

Una distinzione categorica e artificiosa f ra pensare e operare, fra scrivere

e fare, fra teorizzare e produrre, fa sì che la teorizzazione « progressista))

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