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Nell'industria, i n particolare, i l tecnico non vende a l padrone solo l a

sua forza lavoro, ma gl i restituisce l'addestramento ricevuto: l a sua pro-

mozione sociale nei confronti del semplice operaio s i identifica nel fatto

di essere possessore di una capacità professionale e d i una ideologia che

è già attivamente servile. Tutto ciò fa sì che egli non si ponga solo i l pro-

blema del proprio ruolo in quanto vittima (sfruttato) ma anche in quanto

complice del sistema. I l carattere servile della complicità non s i misura

solo nella sua alienazione (cioè come prostituzione del singolo i n quanto

immaginazione e intelligenza operante, sotto i l necessario mascheramento

della ideologia professionale) ma anche nella sua intrinseca mistificazione,

come illusione d i libertà. L'immaginazione viene frustrata, l'intelligenza

produce stolidità, l'ideologia si rivela una trappola, e neppure lo zelo fun-

ziona: i l tecnico non scopre solo di essere sfruttato, ma d i esser truffato

nelle sue scelte. A questo punto la coscienza della proletarizzazione ha carat-

teristiche nuove, e particolari, dal momento in cui i l tecnico e i l professio-

nista aziendale e paraaziendale s i accorgono d i essere ancora dei servi,

quando credevano di essere già dei complici: non lavorare per i l padrone

non significa allora solo incrociare le braccia, ma rifiutare l a propria fun-

zione sociale, l a propria

facies

ideologica, l a propria essenza specialistica,

se stessi.

Il problema diviene politicamente maturo attraverso una critica che,

fra l'altro, non ha per oggetto esclusivamente l a mansione, ma anche l a

natura capitalistica (nella ideologia e nella prassi) d i quella tecnica e d i

quella scienza che a lungo erano state considerate intercambiabili e neu-

trali, e che costituiscono l a definizione stessa della specificità tecnico-pro-

fessionale. A questo punto l a lotta si trova già a un elevato livello: non

parte solo dalla scontentezza d i ambizioni frustrate, non rivendica mag-

giori margini di profitto, e neppure (appellandosi alla vecchia mistificazione

del tecnico come «libero» prestatore d i intelligenza) maggiori gradi d i

libertà: i l tecnico chiede al tempo stesso i l potere, e la distruzione della sua

specificità di tecnico. Da ciò, l'impossibilità d i chiedere i l potere « come

tecnico» ( autogestione aziendale da parte dei quadri professionali inter-

medi) e la scelta necessaria di una rivendicazione comune con gli operai,

che neghi i l privilegio specialistico come autorità e come violenza.

Esistono, nel la collocazione professionale de l tecnico, contraddizioni

strutturali che facilitano questo tipo di maturazione, e cercheremo di esa-

minarle.

Per svolgere i l loro lavoro, i l tecnico e i l professionista dell'industria

utilizzano una capacità conoscitiva che non è solo abilità e competenza di

gesti

(skill)

come nell'operaio specializzato tradizionale, ma sapere teorico

nella sua utilizzazione tecnica

(know how).

Nella misura in cui l a specia-

lizzazione si intellettualizza, cioè nella misura in cui l'abilità e competenza

di gesti *perdono i l loro carattere empirico e parcellare per unificarsi i n

una

intelligenza de l lavoro d a svolgere,

nasce una contraddizione f r a l a

richiesta che i l sistema rivolge a l tecnico nel senso d i una

mancanza d i

intelligenza

a livello delle sintesi conoscitive i n campo sociale e politico,

e l a richiesta altrettanto forte nel senso di una intelligenza tecnico-teorica

all'interno della mansione• limitata che gli è stata assegnata.

Questa contraddizione viene a sua volta complicata da un rapporto

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