Table of Contents Table of Contents
Previous Page  160 / 236 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 160 / 236 Next Page
Page Background

questo proposito, se questi debbano svolgere necessariamente un ruolo par-

ticolare come possibi l i quadr i nel la futura organizzazione egemonica r ivo-

luzionaria, e in secondo luogo se a questo fine essi debbano passare o meno,

fin da oggi, attraverso i l tirocinio e l'organizzazione della lotta di base in uno

dei gruppi rivoluzionari esistenti a impostazione par t i t ica e centralistica.

Gli strat i e categorie di cui ci occupiamo non sono dunque omogenei: ma

in questo vasto capitolo è possibile operare una distinzione che riguarda le

maggiori o minor i possibilità d i collegamento con le lot te operaie. Più pre-

cisamente, è possibile distinguere f ra le lotte che avvengono nell'industria, o

comunque i n luoghi d i lavoro direttamente legati a esigenze produttive, e le

lotte che avvengono i n istituzioni meno direttamente collegate con una tra-

dizione di battaglie di classe, qual i i « servizi », gl i enti e le istituzioni a fun-

zione terziaria, ancora relativamente svincolati dal control lo di ret to operato

da tutor i del la produt t ivi tà capitalista.

Nel pr imo caso, cioè tipicamente nell'industria, la convergenza su obiet-

tivi comuni e la comune organizzazione politica delle lotte operaie e di quelle

dei tecnici e degli impiegati è probabilmente una meta pr imar ia a cui deb-

bono tendere i var i settori che entrano i n agitazione. E ' necessario trovare

qui l a ver i f ica d i una contraddizione tecnologica, c ioè del la progressiva

promozione intel lettuale, responsabilizzazione e tecnicizzazione del le man-

sioni operaie ( o d i una parte importante d i esse) e per contro della parcel-

lizzazione, r ipet i t ivi tà, degradazione e sempre p i ù grave irresponsabi l i tà

decisionale del le tradizional i mansioni tecniche e impiegatizie nel la grande

azienda monopolistica. Operai, impiegati e tecnici devono trovare un terreno

comune d i lot ta

anche

perchè i l frantumarsi stesso del le mansioni svela i l

destino comune del salariato nel la fabbrica.

Negli al t r i casi, cioè fuor i dall'industria, dove i l collegamento con le lotte

di base è meno immediato e diretto, proposte e lotte di tecnici e professioni-

sti non trovano sempre una via d i sbocco: l e

categorie

d i lavoratori riman-

gono separate, i l padrone è meno facilmente identificabile e la coscienza del

privilegio come quella del sottoprivilegio conducono alla difesa di un settore

piuttosto che al la lot ta d i classe e conferiscono alle rivendicazioni un carat-

tere

naturalmente

corporativo.

In generale, sia dent ro che f uor i l ' industria, e a differenza d i quanto

accade pe r i l lavoro tradizionale de l proletario, l a protesta de l professio-

nista e del tecnico non ha per oggetto soltanto i l propr io lavoro nel la sua

concreta collocazione sociale, ma anche i l propr io lavoro nel la sua essenza

tecnico-professionale, come

t ipo d i lavoro

i n generale. Emergono su questa

base t emi part icolari , af f i n i a quel l i suscitati da l movimento studentesco.

Essi riguardano i n p r imo luogo i l significato del la formazione del lo spe-

cialista « come produttore e come prodotto »: produt tore non neutrale, pro-

dotto non neutrale, forgiato d i una tecnici tà specialistica che l o vincola

a una data utilizzazione, e gl i impedisce d i proporne al tre che siano disfun-

zionali a l sistema. La mansione e l a sua giustificazione ideologica tendono

a coincidere, la coazione all'obbedienza si maschera d i responsabilizzazione,

l'impotenza decisionale t rova i l suo compenso nel la «digni tà » de l ruolo,

nelle speranze _di carriera e d i guadagno, e i n un' illusione d i compartecipa-

zione al potere.

158