Table of Contents Table of Contents
Previous Page  99 / 152 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 99 / 152 Next Page
Page Background

C'è poco da ridere. Questo bisogno d i durata, se non d i eternità, questo

rifiuto del mutamento è i l punto che certo unisce i l combattimento per la

salvezza della propria integrità con l a più profonda esigenza dell'amore.

Quanto più si sa che i l sempre non esiste, si chiede i l sempre e l'identità.

Eppure quel "sempre", quell'amore

deve

essere deluso; e quanto prima,

tanto meglio. Quella gioventù dev'essere negata per poterla intendere meglio.

Perchè la volontà e l'amore verso i l Sempre non deperiscano nella

nostalgia

per quel sempre, ma siano

sempre

volontà e amore.

9. N o n c'era da dubitarne. I funzionari revisionisti e i professori to-

gliattiani — che sulle pagine dell'« Unità » godono a leggere, vero o falso che

sia, "emarginati" gl i estremisti e quanti osano "contestare i l sistema"

han tirato fuori le loro corna, sul finire del primo temporale studentesco,

di lumache sapienti. Soprattutto nelle università dove l a saldatura f r a

"opposizione" e "maggioranza governativa" s'era realizzata da anni sulla

base della mitologia antifascista e del dualismo di potere, eccoli già al lavoro,

gli organizzatori delle rappresentanze universitarie, (pre-ministri i n esilio,

legittimisti democratici) e i professori che pensosi mettono la vela secondo

il vento va. I l loro compito è quello, lo sapevamo, di cooptare al potere;

in nulla diverso da quello che essi, o al tri per loro, anni f a eseguirono,

quando l'occhio era ancora fresco. I giovani, che non amano l a storia,

dovrebbero dunque non soltanto chiedere ai loro professori la storia, o le

cronache, della cultura di sinistra in Italia fra 1947 e 1967; ma ripensarla

e riscriverla. Forse potrebbero meglio rendersi conto dei motivi e dei re-

sponsabili che l i hanno condotti alle presenti estremità. Ognuno d i loro,

dopo questo ventennio, potrebbe sedere f ra i giudici d i un tribunale d i

epurazione. Ognuno di noi dovrebbe pensare ai motivi di difesa.

10. E ' molto importante c o n t r o quanto, facili critici del moralismo,

possiamo aver pensato — che una parte degli studenti abbia, d i fatto o

a parole, posto i l tema della coerenza pratica degli intellettuali e non solo

dei professori. Fanno bene, punto e basta. Che un intellettuale si giudichi

dal rapporto f ra quel che dice e quel che fa, non lo pretenderanno mai

abbastanza.

Certo, i l cinismo o la prudente esperienza ripetono che quel tema ha

accompagnato sempre le svolte politiche e quelle, più modeste, delle gene-

razioni. E ' facile deridere la "legge del cuore" che, dice Hegel, si propone

di « pervertire ancora una volta i l corso pervertito del mondo ». Che l a

virtù, invece di essere repressiva e ascetica sia edonistica e antirepressiva,

non muta — ci rammentano — la sua richiesta di assolutezza, i l suo terro-

rismo. I l repertorio storico del Virtuismo — ci mettono in guardia — non

è solo ricco di crociate di fanciulli e d i squadre d i Avanguardisti savona-

roliani ma anche d i cainìti e d i sfrenati sabbatisti. Giusti richiami; n è

sarebbe male porger loro maggiore attenzione di quanto non usino i molti

persuasi, un po' ingenuamente, che i successi del vizio siano i l contrario

delle sventure della virtù. Tuttavia i giovani vorrebbero — e questo l i diffe-

renzia dal moralismo volgare c h e la loro richiesta di coerenza (rivolta agli

— 97