

11. Quando sento ripetere in modo diretto o indiretto la celebre formula
di Breton, che vuole unire con una semplice "e" i l mot to d i Marx « trasfor-
mare i l mondo » e quello di Rimbaud, « cambiare la vi ta », debbo purtroppo
convenire con un'altra delle opinioni dei peggiori giornalisti: e cioè che una
qualche somiglianza c'è f ra come i surrealisti guardavano, f ra 1928 ci rca e
1935 ci rca, a l l a Rivoluzione Sovietica e come, quarant 'anni dopo, mo l t i
giovani intel lettual i guardano alla Rivoluzione Cinese: al lora e ora sottovalu-
tando che mutamento del la v i t a ossia d i se stessi s i d à sol tanto come
trasformazione de l mondo o rivoluzione. L a sottovalutazione è stata pa-
gata cara dagli intel lettual i — e non solo da loro. I "cret ini " (5) e le masse
non hanno perdonato ch i aveva f ret ta d i cambiare l a propr ia v i t a senza
prima trasformare i l mondo ossia quella del prossimo: e hanno applaudito
le persecuzioni ( e i l real ismo socialista). Mo l t i de i nost r i giovani che s i
vergognano d i essere intel lettual i e vogliono punirsene sembra non abbiano
mai letto un trattatel lo d i mistica o di psicanalisi, non di rò uno di elementi
marxisti. Non sanno che con i convertiti si creano solo delle società di santi,
di saintsimoniani; o dei gruppi letterari. Dico loro queste cose perchè non
indugino a comprendere che l 'autent ici tà pol i t ica (nessuno c i costringe a
volerla), viene
dopo,
dopo la giovinezza e la felicità; che è qualcosa di orr i -
bile, che guasta e lede i l cuore; qualcosa che può essere, appunto, autentico
solo a patto d i rendere deforme; se vuol combattere una realtà deformata.
I l lavoro rivoluzionario dev'esser fat to da t u t t i non da uno, come diceva
quel tale del la poesia; ed è fat to da t u t t i o almeno da mol t i , dal le masse.
Ma chi lo
scrive
sono i pochi e quei pochi sono, in quanto lator i d i felicità,
penosi come i ver i poeti. La vista della storia pol itica è uno spettacolo che
impietra o muta i n statua d i sale. Vorrei ne fissassero la verità. E semmai
da quella si rivolgessero, senza illudersi di mediazione, al la pur giusta fame
e sete di immediatezza, sempre inestinguibili, e di conversione, con quel che
di autodistruttivo, anch'esse, comportano. Senza sperare f ra le due par t i i n
cui l a nostra storia ha diviso i corpi umani, al t ro accordo f uor d i quello,
necessariamente derisorio, del la speranza.
12. F r a l e tante parole su l movimento studentesco l e p i ù inevi tabi l i
e sgradevoli sono quelle di elogio per la serietà, la cultura dei giovani e quelle
di contentino per i padri , che se non c i fossero stat i loro. L'ul t ima ost i l i tà
dei cosiddetti "vecchi" è i n quegl i elogi. L'odio che g l i uomini del la mi a
generazione provano per i giovani non è soltanto l 'eterno del padre verso
i l f i g l i o m a quel lo pol i t ico verso ch i dimost ra con i f a t t i che qualcosa
è possibile dove l ' impossibi l ità era stata proclamata a mascherare vigliac-
cheria. Non s i t rat ta nemmeno d i "aiutare" l e lot te d i giovani; cer to non
di strof inarsi a i giovani, al le l o r o assemblee, a l l o r o gergo. Ma pe r ch i
abbia tenuto ad osservare negl i scorsi vent'anni qualche norma elementare
di igiene morale e mentale, s i t rat ta solo d i continuare i l
propr io
lavoro.
Mi sembra miracoloso, un privilegio non meritato, che parole e manoscritti
infi lati i n una bottiglia tanti anni fa abbiano trovato dei destinatari. E invece
(5) Per i l significato d i questo termine s i veda l a mia
Difesa del cretino i n
Q.P.
n . 29.
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