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chenella situazione attuale vede su posizioni di forza le nuove elaborazioni che

nel frattempo hanno retto alla prova della prassi (16).

Viene infine motivato concretamente i l ricorso all'azione diretta, questo

tentativo di forzarecoscientemente la storia in una situazione in cui gli stimoli

cheoperano su chi si rivolta, per la prima volta non sono di natura materiale;

aun determinatogrado di sviluppo del sistema capitalistico, l'esigenza di libertà

e di autoaffermazione umana appare assumere potenzialmente, a un livello

infinitamente più razionale e non riassorbibile, il carattere esplosivo che nella

fase di ascesa del capitalismo e attualmente nelle aree sottosviluppate è stato

svoltodalla fame. (La componente volontaristica della nostra azione, attaccata

daHabermas, si fonda sul fatto che, data la possibilità storica dell'abolizione

della fame, della guerra e del dominiosuperfluo, la situazione attuale e specifica

nella RFT e a. Berlinooccidentale è carica di contraddizioni in tutti gli ambiti

della realtà sociale. Ogni movimento contro l'ordine esistente si scontra imme-

diatamentecon le barriere del sistema. Diviene visibile una forma storicamente

nuovadi spontaneità. Organizzarla, dirle finalmenteconchiarezzacomesiapossi-

bile una vita al di là degli apparati disumanizzanti, è il compito che meno di

tutti è finora stato affrontato in terrnini teorici e pratici. All'osservatore super-

ficiale la nostra protesta appare quindi come fine a se stessa; egli non vede

leaspirazioni profonde, i bisogni, i desideri e gli interessi degli uomini che pren-

donoparte alle azioni, uomini che non sopportano più una vita nell'isolamento

enella solitudine e che indirizzano il loromalessere, che assume forma sempre

piùconcreta, contro il sistema. Attraverso azioni provocatorie e dimostrative,

omeglio attraverso azioni offensive con possibilità di ritirata, noi attualizziamo

lecontraddizioni, allarghiamo il campo antiautoritario, creiamo le premesse per

una "futura" situazione attualmente rivoluzionaria ». Segue infine i l giudizio

severo,coerente con una posizione che ha deciso di rompere con ogni atteggia-

mentoche, richiamandasi a un falsosensodella realtà, pratica la rinuncia. E' un

giudiziosuHabermas, ma generalizzabile a un gran numero di personalità poli-

tiche < di sinistra », insofferenti a ogni proposta « estremistica », che con il loro

passivodeterminismo finisconocoll'essereoggettivamente un puntello dell'ordine

costituito al quale, talvolta involontariamente, rendono dei servigi: « Il tardo

tentativo di Habermas di giustificare il concetto obiettivamente fatale di "fasci-

smo di sinistra", i l quale — e questo i l nostro maestro doveva saperlo

sarebbestato utilizzato per screditare 14 sinistra impegnata nella prassi, non

possiamolimitarci a deplorarlo o a negarlo in termini morali astratti. Dobbiamo

(16) Alla domanda su come i l gruppo berlinese pensasse di conquistare la maggioranza della

popolazione lavoratrice dipendente; se a questo fine non fosse indispensabile un partito,

Rudi Dutschke ha risposto: « Non ci proponiamo di raggiungere questo fine attraverso

i partiti. In tutto il campo socialista, non nel senso di paesi dell'Est ma come l'intendiamo

noi, stiamoconducendo una difficile discussione sul problema: fondiamo o non fondiamo un

partito? La mia posizione e quella di molti miei amici è che i l partito oggigiorno può

seresoltanto una riproduzione delle difficoltà d i ogni partito borghese fondato sugli

iscritti, vale a dire che in esso si devono necessariamentemanifestare tratti autoritari e

burocratici caratteristici di tutti gli apparati. Ciò spiega i l tentativo in corso di essere

avanguardiaautonominatasi nelle differenti sfere della società, nelle differenti istituzioni.

Quindi gruppi nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, nelle chiese ecc. I n tal modo

sorgonogruppi che non vengonomanipolati dalla pretesa di monopolio• di un partito, ma

chesonoessi stessi organizzazioni che si organizzanoautonomamente, che articolano i propri

interessi ». Dal Protocollo della ,discussione a cui hanno partecipato Ernst Bloch e Rudi

Duischke a BadB4511; «Der Spiegel », 4 marzo 1968, p. 54.

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