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arrivare all'edicola. Ciò che i l sistema non è in grado di confutare sul piano

scientifico,.esso lo opprime al livello della comunicazione di massa con gli slogan

della sua perfida ideologia ».

Ma torniamo a Habermas. I l suo intervento polemico a l congresso d i

Hannover, i l suo giudizio negativo su una posizione che nell'SDS stava dive-

nendo egemonica, quella dello smascheramento del sistema col ricorso cosciente

alla provocazione, è stato nei giorni seguenti oggetto di un ulteriore dibattito tra

le parti in causa, a cui ha poi fatto seguito una presa di posizione sul foglio

pubblicato dall'SDS berlinese (14). I rappresentanti dell'SDS avevano ribadito

le proprie posizioni richiamandosi tra l'altro a un'affermazione di Marcuse: « Se

fanno ricorso alla violenza, essi non iniziano una nuova catena di atti di violenza

maspezzano quella esistente. Poichè l i si colpirà, essi conoscono i l rischio che

corrono, e se sono disposti ad assumerselo, nessuno — e men che meno l'educa-

tore e l'intellettuale — ha i l diritto di predicar loro la rinunzia ». I n questo

secondo incontro Habermas ha precisato ulteriormente le sue posizioni, affer-

mando che le azioni provocatorie non fanno che perfezionare l'apparato statale

esociale esistente. Richiamandosi a Mussolini e a Sorel, egli ha anche soste-

nuto che la loro ideologia specifica della mobilitazione delle masse era in larga

parte fine a se stessa, e che questa peculiarità a suo avviso si riscontrava anche

nella teoria e nella prassi di Dutschke e altri, se non addirittura nelle azioni

berlinesi. A suo avviso la linea politica da sostenere era quella della « conserva-

zione difensiva » delle proprie posizioni. Nella società tedesca l a situazione

poteva infatt i ulteriormente peggiorare, e i l tentativo d i una mobilitazione

permanente di minoranze — mediata dall'azione e dall'opera di persuasione

implicava i l pericolo delPautoisolamento.

Habermas ha individuato negli « effetti delle azioni politiche sull'attuale

situazione d i politica interna » i l criterio strategico della prassi politica da

adottare. Pur essendo costretto ad ammettere che la situazione internazionale

era « tendenzialmente rivoluzionaria », egli ha affermato che attualmente ciò

era irrilevante rispetto alla situazione interna tedesca in generale e berlinese

in particolare. Qui la situazione era « non rivoluzionaria », e le « ideologie volon-

taristiche » non potevano superare queste barriere oggettive. Secondo gli asser-

tori delle posizioni criticate, alla questione della sensatezza e della correttezza

di una controviolenza provocatoria e dimostrativa e, in ultima istanza, di una

prassi politicamente adeguata, si può dar risposta soltanto riallacciandosi a l

grado di sviluppo storico raggiunto, e non certo ponendosi i l problema — che

in ultima istanza in Habermas finiva coll'essere motivato eticamente — del-

l'opportunità o dell'inopportunità del ricorso all'azione offensiva.

Si trattava invece di prender coscienza del fatto che lo sviluppo delle forze

produttive aveva raggiunto un punto tale da permettere la soppressione della

situazione di penuria esistente nel mondo, e l'abolizione della dominazione del-

l'uomo sull'uomo. Questa possibilità storica oggettiva è i l contenuto della lotta

di tutta un'epoca, lotta che si esprime nella tensione crescente tra possibile libe-

razione e crescente imbarbarimento della società mondiale nel suo insieme. I

principali elementi d i freno sono costituiti dall'acquiescenza delle masse nei

territori metropolitani capitalistici, ottenuta dalla classe dominante attraverso

un

sistema d i concessioni; dall'esistenza del sistema burocratico centralizzato

(14) « Oberbaumblatt », n. 3, 26 giugno 1967,

Habermas contra Dutschke, Habermas und die

•praktisch-letitische Linke.

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