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elaborazioni teoriche di Anton Pannekoek e quelle della Kollontai e del gruppo

di opposizione operaia. Oggetto di discussione e di studio è ovviamente anche

tutta l'esperienza teorico-pratica dell'estrema sinistra marxista tedesca, f ino

alla liquidazione delle sue ultime frange nel corso del cosiddetto processo di

«bolscevizzazione»messo in atto a partire dal 1927 in accordo con le direttive

della I I I Internazionale.

Cadono in questo periodo, e non si tratta di una coincidenza fortuita, le

prime manifestazioni di carattere internazionalista con intervento di un buon

numero di studenti (contro Ciombe, contro la proiezione di

Africa Addio

assie-

me agli studenti africani, e le prime dimostrazioni antiamericane provocate dal

conflitto nel Vietnam). Non va trascurato l'importante ruolo d i sensibilizza-

zione politica e internazionalista che in questi anni ha svolto nel processo di

presa di coscienza i l crollo del mito democratico americano — particolarmente

forte in Germania — dovuto all'intervento sempre più cruento dell'imperialismo

nel Vietnam e in America Latina. Un semplice cenno di cronaca potrà forse

illustrare meglio i l grado di politicizzazione raggiunto all'interno dell'Università

Libera in questi ultimi mesi: alla morte di Che Guevara, il parlamento studente-

scoha reso omaggio al rivoluzionario caduto con un volantino in cui si affermava

che « ... per gli studenti berlinesi Che Guevara rappresenta la necessaria unità

tra la teoria e la prassi ».

Ma questa dilatazione della sfera d i influenza dell'SDS e questo rapido

diffondersi di una coscienza politica t ra masse di studenti resta inspiegabile,

nonostante tut to, se non s i prende i n esame l'azione teorico-pratica che

nello stesso periodo i l movimento ha svolto all'interno dell'università, erodendo

in misura crescente le posizioni socialdemocratiche tradizionalmente forti a Berlino

esuperando anche i n questo ambito i suoi l imi t i tradizionali.

Possibilità e limiti di un movimento studentesco; la critica alla « vecchia guar-

dia»; come imparare dagli errori commessi a Berkeley.

L'università non è un punto strategico nel quale si possa condurre una

battaglia decisiva contro i l capitalismo. Eppure al suo interno le contraddizioni

in cui si dibatte i l sistema capitalistico si fanno sentire con tale intensità, da

permettere un'efficace azione politica a un'organizzazione studentesca rivolu-

zionaria. Per di più gli studenti in quanto gruppo sociale, hanno una serie di

caratteristiche che favoriscono l a loro mobilitazione politica: attraverso i l

volantinaggio o con gli altoparlanti è sempre possibile comunicare con migliaia

di essi; sono concentrati in uno spazio ristretto, sono relativamente indipendenti

da orari e impegni strettamente vincolanti (7). I l sindacalismo studentesco in

una serie di altri paesi europei (in particolare Francia e Italia) era, agli occhi dei

dirigenti dell'SDS berlinese, la riprova della possibilità di una mobilitazione di

massaanche all'interno delle università tedesche. In contrasto con gli assertori

della tradizionale e paralizzante dicotomia cui abbiamo accennato, agli occhi di

alcuni membri del gruppo berlinese lo scontro politico all'interno dell'università

dovevaessere la prassi dell'SDS, e, almeno in un primo tempo, la sua unica

prassi genuina.

( 7 ) Su d i essi Rudi Dutschke ha affermato anche: « Essendo "estranei" alla oppressiva sfera

produttiva della fabbrica o degli uffici amministrativi, gl i studenti hanno la possibilità d i

riflettere sulle possibilità offerte dalla società e di pervenire effettivamente a giudizi critici ».