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Germania Occidentale è particolarmente arretrata. Ancora nel 1964 la quota del

prodotto sociale lordo destinata all'istruzione era inferiore a quella corrispon-

dente dell'ultimo anno della Repubblica di Weimar (3,0 rispetto al 3,6%). Solo

in questi ultimi anni tale quota è stata ulteriormente accresciuta, anche se lo

sforzo fatto è tutt'altro che adeguato alle necessità poste dalla nuova situazione.

Governo e imprenditori ritengono d i disporre d i un metodo p i ù facile: l o

sfruttamento massimo della struttura della qualificazione esistente attraverso

un'intensificazione delle prestazioni lavorative. Questo è infatti i l significato della

massiccia azione propagandistica intrapresa contro un ulteriore riduzione della

settimana lavorativa e addirittura in favore di un suo rinnovato prolungamento.

La necessità economica di disporre di una forza-lavoro adeguata alla nuova

situazione si fa ovviamente sentire in forma acuta anche nella pressione esercitata

sulle università che forniscono al sistema i quadri amministrativi e tecnici ecc.,

più qualificati, indispensabili alla sua riproduzione. Questa pressione, nella forma

di proposte di limitazione rigorosa del numero di anni di studio, di limitazioni

poste all'immatricolazione, di una compressione estrema delle materie di studio,

èvenuta a gravare esclusivamente sugli studenti e ha fornito uno degli impulsi

essenziali al movimento studentesco d i questi ul t imi due anni.

I l imi t i della struttura delle qualificazioni potranno far sì che la rivendi-

cazione di un prolungamento della settimana lavorativa continui a esser fatta

valere anche se si crea una fascia di disoccupazione. Da un'indagine effettuata

nel 1962 (3) risulta che nella RFT fino al 1972 verranno annualmente « libe-

rate » dal progresso tecnologico circa i l 6% delle forze lavorative. Ciò significa

che nel decennio 1962-1972 circa 25 mi l ioni d i lavoratori tedeschi dovranno

trovare un nuovo posto di lavoro. Se i l saggio medio di sviluppo dell'economia

tedesca rimarrà quello attuale (5%) , l a piena occupazione s i troverà seria-

mente minacciata. Per porre rimedio a l problema è stata fat ta l a proposta

di ridurre la settimana lavorativa a 35 ore prima del 1972, ma questa riduzione

lineare dell'orario di lavoro è destinata a fallire poiché si scontra con i l imi t i

dell'attuale struttura delle qualificazioni professionali. Se non si forza l ' istru-

zione e la formazione, si produrrà una carenza proprio di quei quadri di cui i l

moderno sviluppo tecnologico ha più bisogno, per cui una riduzione generaliz-

zata degli orari di lavoro accompagnata dalla piena occupazione appare impen-

sabile. Si tende a evitare ogni riduzione degli orari di lavoro, poiché ciò com-

porterebbe l'esigenza di effettuare degli investimenti di razionalizzazione.

L'economia tedesco-occidentale sembra •quindi effettivamente versare in una

crisi strutturale dovuta al fatto che le condizioni economiche del periodo d i

ricostruzione si sono esaurite. Volenti o nolenti si è quindi costretti a procedere

a una trasformazione strutturale del sistema economico che finora ha mante-

nuto taluni aspetti francamente anacronistici rispetto ad altre situazioni europee,

in particolare quella francese e quella italiana. I tradizionali strumenti del

capitalismo liberale i n vigore i n Germania non permettono d i effettuare l a

trasformazione che si è resa necessaria. I meccanismi d i autoregolazione del

mercato a cui ci si è affidati finora sono del tutto inadeguati a una manovra di

adattamento i n grande stile. Non a caso l a commissione economica federale

ha recentemente caratterizzato la strada nuova che si tratta di imboccare per

risolvere i problemi che si pongono all'economia nazionale con i termini « sta-

(3 ) Indagine effettuata da I FO — Inst i tut k r Wirtschaftsforschung, Schriftenreihe n . 51.

SozialeAuswirkungen des technischen Fortschritts.

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