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denti e scene di violenza. Oltre al sindaco Schiitz, hanno arringato la folla in tono

isterico anche esponenti del partito socialdemocratico e di quello democratico

cristiano, nonchè il segretario berlinese della confederazione dei sindacati Sickert.

Chi, conoscendo la Germania del secondo dopoguerra, anche quella di solo

un anno fa, entra in vivo contatto con la parte degli studenti che ha partecipato

attivamente alla « rivolta », in particolare a Berlino dove al movimento hanno

ormai aderito decine di migliaia di persone, si trova di fronte a qualcosa di

profondamente nuovo, che molto probabilmente non ha riscontro neppure nei

grandi periodi di lotta della storia tedesca dal 1848 al 1933. La categoria della

«presa di coscienza» come contenuto essenziale del processo rivoluzionario, cara

agli attuali portavoce del movimento, qui assume un significato tangibile: l a

corazza autoritaria che imprigionava la gioventù tedesca si è spezzata nel corso

di quest'esperienza politica di massa in cui i l singolo ha compreso che esiste

una possibilità di intervento effettivo nella realtà. Sono cadute le sue inibizioni,

il suo timore riverenziale di fronte all'« autorità », la paura dell'apparato repres-

sivo al cospetto del quale si sentiva tradizionalmente disarmato e impotente,

la sua accettazione passiva della realtà « così com'è, com'è stata e come sarà

sempre»; in breve egli si è in gran parte liberato della sua falsa coscienza. Spesso

questa sua nuova comprensione del reale si esprime in una terminologia carica

di tensione storica che è un sintomo sicuro d i dereificazione: Albertz, l 'ex

sindaco d i Berlino che ha ordinato i l sanguinoso intervento poliziesco della

scoisaestate, è diventato i l « nuovo Noske », i l già citato Sickert viene definito

«socialfascista ». L'ideologia scientifica dominante è demistificata nella carat-

terizzazione del professore universitario come « Fachidiot » (idiota nella e a

causa della sua specializzazione). Anche i l vecchio anticomunismo, accettato

irrazionalmente dall'ideologia dominante nella maggioranza dei casi, e spesso, ma

vanamente, usato dalle minoranze attive di sinistra come momento tattico per

spezzare l'isolamento in cui si trovavano, sembra essersi dissolto. Nelle residenze

studentesche modello della « vetrina dell'Occidente», i giovani ascoltano i canti

delle brigate internazionali e scoprono l a dialettica storica che è stata loro

nascosta nei lunghi anni d i insegnamento scolastico, comprendono l e radici

recenti della società contro cui si battono, si rendono conto che i loro padri

sono corresponsabili di ciò che è accaduto nel passato recente del loro paese. Ma

come si è giunti a questa nuova situazione, cos'è accaduto nella Repubblica

Federale, come si sono formate queste minoranze — tali esse sono almeno per

l'istante, e isolate, nella società del dopomiracolo c h e turbano i sonni di tanti

benpensanti?

Realtà e mito del «miracolo», cosa accade oggi e cosa accadrà domani.

Alcuni dati-chiave relativi al periodo di punta del cosiddetto miracolo eco-

nomico fanno riflettere. Da rilevazioni fiscali effettuate nel 1963 risulta che

solo nel 10 per cento dei casi i l reddito più elevato percepito all'interno di ogni

nucleo familiare superava i mille marchi mensili e che in questa ristretta cate-

goria d i privilegiati, oltre alla grande maggioranza d i coloro • il cui reddito

variava tra i 12.000 e i 15.000 marchi mensili, 12.000 persone percepivano un

reddito annuo superiore al milione di marchi. Ma passiamo a fatti meno prosaici.

La Germania si è sempre considerata ed è sempre stata considerata una nazione

colta; vediamo ora qual'è la realtà della diffusione di questa cultura: nel 1964

un bambino su sette (13,2%) lasciava definitivamente la scuola dopo avere

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