

sistematicamente integrata dai movimenti rivoluzionari nel Laos, nella Cambo-
gia, in Tailandia; anche nelle Filippine e in altre parti dell'Asia incominciano
asorgere movimenti rivoluzionari. I l movimento rivoluzionario in America Latina
si è forse — per parlare con Debray e Guevara — già lasciato alle spalle
l'anno 1905 nel senso russo del termine, e si prepara a scelte rivoluzionarie più
decisive; ma a breve termine i n America Lat ina non c i saranno grandi
scontri t ra la rivoluzione e la controrivoluzione. E ' assolutamente indispensa-
bile che combattenti rivoluzionari dei più diversi paesi si rechino in altri paesi
per praticare un'internazionalizzazione effettiva. Gli esempi storici non mancano:
vanno dalla Comune di Parigi — nella quale si batterono rivoluzionari polacchi
e di altre nazionalità — alla rivoluzione russa, per non parlare poi della rivo-
luzione cubana, dei movimenti nell'America Latina, ecc. La conclusione a cui
voglio giungere è la seguente: se riuscissimo a effettuare un'internazionalizza-
zione sistematica, ad avere dai diversi paesi gruppi di persone che rafforzano
sistematicamente i contatti internazionali, che sostengono sul piano materiale,
intellettuale, teorico e pratico singoli movimenti, allora la lotta contro la repres-
sione organizzata sarebbe molto più facile da condurre; allora errori commessi
dai singoli movimenti, potrebbero trasformarsi i n una forza produttiva per
l'accentuazione della lotta in altri paesi, evitando vecchi errori che altrimenti
si ripeterebbero spontaneamente e in modo inconsapevole.
La lotta nel terzo mondo e i movimenti rivoluzionari d i emancipazione
socio-economica in Asia, in America Latina e in Africa si svilupperanno ulterior-
mente anche nei prossimi anni. Ma i l rapporto tra metropoli e terzo mondo non
si potrà più intendere nel senso della formula di Lin Piao; la teoria delle cam-
pagne e delle ci ttà mi sembra permettere sempre meno una comprensione
teorica adeguata dei rapporti tra la lotta rivoluzionaria nel terzo mondo e nelle
metropoli. E' vero che i l fattore determinante della rivoluzione attualmente in
corso si trova nel terzo mondo. Ma è in pari tempo divenuto sempre più chiaro
che i l rivoluzionamento delle zone tranquille nelle metropoli può divenire un
fattore decisivo nella lotta contro l'imperialismo statunitense; diviene anche
sempre più chiaro che questa lotta può venire condotta e che non la si può
fraintendere come lotta economicistica, che essa viene proprio condotta dalle
frazioni che non occupano direttamente un posto determinato — che è stato
loro concesso — all'interno della produzione materiale, ma che al contrario essa
viene attualmente condotta da gruppi e strati relativamente distanti dal sistema
delle concessioni, dal sistema della manipolazione nella sovrastruttura e nella
produzione materiale. Poichè questi gruppi hanno iniziato la lotta — ma da
soli, in quanto studenti universitari e delle scuole medie non possono compiere
delle rivoluzioni nelle metropoli —, e tendenzialmente mettono i n questione
la normale riproduzione repressiva della sovrastruttura anche delle altre frazioni
della popolazione, essi avranno la possibilità di sviluppare un'azione antiauto-
ritaria nelle singole sfere, di iniziare delle lotte antiautoritarie all'interno delle
diverse istituzioni, forzando in tal modo molto più rapidamente di quanto non si
pensasse i l processo di rivoluzionamento del tardo capitalismo nelle metropoli.
Una vittoria delle forze rivoluzionarie nel Vietnam significherebbe i l sorgere
di un movimento rivoluzionario ancor più possente e più deciso in tutte le altre
parti del terzo mondo, e sarebbe quindi anche una straordinaria forza produt-
tiva all'interno della lotta antimperialista e anticapitalistica nelle metropoli.
D'altro canto non dovremmo farci eccessive illusioni, perchè dovrebbe essere