

ranonelle università e coloro che operano in altre istituzioni, se si pervenisse
aun'alleanza tra la fabbrica che è l'università e la fabbrica dei normali prodotti
materiali, pensoche da una tale alleanza che si muovesseall'esterno dei partiti
eche sfruttasse sovversivamente i partiti, si potrebbe pervenire a un rivolu-
zionamentomolto più rapido di larghemasse. Nel frattempo è divenuto anche
chiaroche la salvezza per noi non verrà dal terzo mondo, e che quindi non
dobbiamoneppure attenderla passivamente, ma che invece la lotta, la lotta di
emancipazionesocio-economico del terzo mondo, potrà essere coronata dal
successosoltanto se le più svariate frazioni della popolazione nelle metropoli, se
le forze rivoluzionarie nelle metropoli riusciranno a metter sistematicamente
inquestione lemetropoli stesse e a iniziare al loro interno la lotta rivoluzionaria.
Senzauna trasformazione strutturale delle metropoli e senza una sistema-
tica trasformazione antiautoritaria del socialismo autoritario con i l ricorso ad
attività del tipo « rivoluzione culturale », la lotta di liberazionesocio-economica
condotta nel Terzomondo è destinata a fallire, oppureessacondurrà al sorgere
di stati dei quali Marx
nell'Ideologia tedesca,
in un contestodiverso, ma non del
tutto diverso, dice: « ne vien fuori soltanto una riproduzione della vecchia
merda, una riproduzione della penuria e dellamiseria e non una produzione di
masse di ricchezza sociale umana, il che sarebbe oggi possibile su scala mon-
diale. Con evidenzasemprecrescente si rivela anche la necessità di internazio-
nalizzare la nostra lotta. Di fatto, la globalizzazione delle lotte rivoluzionarie
ègià avvenuta. In tutte le parti del mondooperanomovimenti antiautoritari,
anticapitalistici e antiimperialistici; nelle più diverse parti del mondoessi acqui-
sisconoanche una capacità semprecrescente di condurre la lotta in modo siste-
maticoed efficace. Ma d'altro canto, all'internazionalizzazione della repressione
edella controrivoluzione non si è ancora risposto con un'internazionalizzazione
sistematicadella rivoluzione. Oggi non esiste una rete rivoluzionaria di comu-
nicazioni e di informazioni tra i singolimovimenti impegnati nella lotta. Alla sua
realizzazione si deve lavorare, perchè senza tale internazionalizzazione la lotta
fallirà, la lotta non riuscirà a globalizzarsi, la repressione sarà in condizione di
isolare le singole lotte nazionali, e infine di integrarle o di reprimerle. Alle forze
rivoluzionariedovrebbeessere chiaro che non si deve assolutamente ripetere
l'esperienza di un'Internazionale comunista, nè nella forma leniniana — ma in
fondosi è trattato della forma zinovievista — né nella forma staliniana. Ciò di
cuiabbiamobisogno è la formazione di centrali decentralizzate nelle singole aree
di lotta, dove i raggruppamenti nazionali realizzano le differenti collaborazioni,
siinternazionalizzano nellaconduzionesolidale della lotta e in tal modo acquisi-
scono la capacità di respingere la repressione internazionale.
Laconferenza dell'OLAS e il sorgere dell'OSPAAL sono stati un decisivo
passoinnanzi nel senso di una strategia rivoluzionaria complessiva per il conti-
nenteamericano, in particolare per l'America Latina. E' però chiaro che questo
primo, importantepassodeve venir integrato da un'internazionalizzazione rivo-
luzionariadell'opposizione nelle metropoli. Anche questa internazionalizzazione
nonsorgeràspontaneamente;essa si realizzerà invece soltanto attraverso l'atti-
vità soggettiva dei movimenti che lavorano in modo effettivamente sostanziale
per la rivoluzione. I l centro dei movimenti rivoluzionari attualmente in corso
nelmondo si collocacon tutta evidenza in Asia. La rivoluzione vietnamita, che
giornoper giorno, con straordinari sacrifici, avanza lungo la sua strada, e com-
battesistematicamente l'imperialismostatunitense e i suoi lacchè, viene già oggi
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