

stessa, l a quale implica che attualmente a l movimento operaio spetti una
funzione precisa rispetto alla lotta nel terzo mondo. Se riflettiamo precisamente
ecriticamente, ci rendiamo conto che attualmente, sul piano soggettivo e ogget-
tivo, una parte del movimento operaio, una parte della classe operaia, partecipa
allo sfruttamento del terzo mondo; ciò vale anche per i paesi socialisti, i quali
attraverso i l mercato mondiale e i
terms of trade
vigenti sul mercato mondiale,
sono a loro volta partecipi dei meccanismi di sfruttamento del terzo mondo.
Il nostro lavoro analitico nelle metropoli e in tutti i settori rivoluzionari del
mondo non ci permette l'elaborazione di una strategia rivoluzionaria globale. In
tutto il mondo esistono elementi di una strategia della rivoluzione, ma non esiste
una coerente connessione rivoluzionaria globale i n forma d i strategia. E mi
sembra che questo fatto non sia casuale; i l rapporto t ra la teoria e lo stato
pratico del movimento a questo punto deve essere problematicizzato. Lo stato
pratico del movimento rivoluzionario non è tanto avanzato da permettere la
generazione spontanea di una strategia complessiva. Del pari manca un lavoro
teorico sistematico su questi problemi; tengo a sottolineare che qui per teoria
intendo la scienza rivoluzionaria come una forma del lavoro teorico che è già
lina componente della lotta teorica. Ciò significa la formazione di istituti scienti-
fici rivoluzionari propri, la creazione di riviste scentifiche rivoluzionarie proprie
che si concepiscano come momenti della lotta pratica e non come frazione cultu-
ral-bolscevica della sovrastruttura. Tutto ciò esiste soltanto allo stadio embrio-
nale. A mio avviso in tutti i paesi devono sorgere istituti scientifici rivoluzionari,
devono venir creati centri di formazione, nei quali giovani operai, studenti uni-
versitari e delle scuole medie e altri rappresentanti delle differenti frazioni della
popolazione ricevano una formazione in comune, dove il lavoro teorico e l'azione
politica pratica non si escludano più a vicenda, ma piuttosto si condizionino
reciprocamente. I l livello del lavoro teorico nel movimento rivoluzionario è quindi
insufficiente, i l che significa anche una carenza e una debolezza del lavoro
politico pratico, e un impedimento al suoprogresso. Dove esistono analisi
rivoluzionarie scientifiche sistematiche dei singoli rapporti di produzione istitu-
zionali, siano essi l'università, la fabbrica, la scuola, la scuola professionale e altri
ancora? Questi rapporti di produzione specifici all'interno dell'insieme, all'interno
della totalità del tardo capitalismo non sono stati analizzati sistematicamente nei
del ttagli; attualmente noi lasciamo che i sociologi borghesi si dedichino per noi
alla sociologia industriale, siamo però incapaci di svolgere un lavoro scientifico
rivoluzionario che per noi potrebbe e dovrebbe divenire un momento dell'azione
pratica. Questo — e su questo dobbiamo concentrarci —, e solo con una radica-
lizzazione della lotta pratica e un aumento dei bisogni teorici radicali di rifles-
sione sistematica sulla lotta politica pratica, ci permetterà realmente di svilup-
pare, a partire dagli odierni elementi strategici, una strategia complessiva coe-
rente. Dovremmo anche guardarci dal lavorare con i concetti tradizionali d i
classe operaia, movimento operaio e strategia, finchè questo lavoro teorico siste-
matico in connessione con l'azione politica pratica non sarà stato effettuato.
Tra i l nostro lavoro rivoluzionario nella Repubblica federale e a Berlino
occidentale e i l lavoro rivoluzionario in Francia e in Italia esistono effettiva-
mente delle differenze e delle diseguaglianze temporali molto rilevanti. In Francia
ein Italia, mi pare, esistono elementi sovversivi in numero consistente sia all'in-
, terno, sia all'esterno della classe operaia. Se un movimento anti-autoritario,
extraparlamentare complessivo riuscisse a creare un'alleanza tra coloro che ope-
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