

zione extraparlamentare e anti-istituzionale, vale a dire dell'opposizione rivo-
luzionaria, la repressione sarà costretta a restringere molto presto lo spazio
della libertà borghese formale, dei diri tt i borghesi formali per poter condurre
in termini più efficaci la lotta contro le forze rivoluzionarie.
Il colpo di stato che è stato preparato nell'Italia nel 1964 e i l putsch mili-
tare in Grecia mi appaiono entrambi come tendenze possibili — a vero dire
sul lungo periodo — anche rispetto alla Repubblica Federale tedesca e ad altri
paesi. Nei singoli paesi i tempi dello sviluppo sono profondamente disuguali.
Sulla base dell'integrazione della
Bundeszvehr
nella Nato e del nuovo rapporto
che si è stabilito t ra esercito e politica — i l che effettivamente non è più
classicamente conservatore nel senso degli anni venti o classicamente fascista
nel senso degli anni '30 —, per noi rivoluzionari, nella Repubblica federale
sussiste una possibilità relativamente buona che le contraddizioni nell'apparato,
le contraddizioni t ra le differenti frazioni dell'apparato siano tanto profonde
che un putsch militare in un futuro prossimo non sia possibile per la contro-
rivoluzione. E' però possibile un tentativo di mettere fuori legge le forze parla-
mentari, in particolare i l Sozialisticher Deutscher Studentenbund (SDS). Ma
per i l momento e in linea di massima la nostra situazione è tendenzialmente
così favorevole che anche una messa fuori legge della nostra organizzazione
dell'SDS non riuscirebbe a eliminare i l movimento extraparlamentare antiauto-
ritario con le sue tendenze rivoluzionarie, •poichè essa potrebbe in ogni istante
anche costruire altre organizzazioni, organizzazioni d i t ipo frontista e nuove
organizzazioni proprie. Proprio in ciò mi sembra vada vista una nuova caratte-
ristica del nostro movimento: noi non siamo organizzati in un partito, siamo
soltanto i l nucleo organizzativo d i un campo antiautoritario costituito da
organizzazioni autonome. Nella fabbrica o nella scuola, nella scuola professionale
onell'università, nella chiesa o nel sindacato, in tut t i questi ambiti si costitui-
scono organizzazioni autonome radicali che non accettano più l'integrazione
della propria istituzione nel sistema. Allora per l'apparato statale non sarà più
facile mettere fuori legge un'organizzazione: se esso ne costringe una all'ille-
galità, ne sorgeranno delle altre. E ' i l principio dell'organizzazione autonoma
asorreggere l'opposizione, che proprio per questo può più difficilmente venir
combattuta dall'apparato statale. La nostra situazione, la nostra prospettiva
politica è resa molto più favorevole anche dal fatto che con la conclusione del
cosiddetto miracolo economico l e contraddizioni all'interno dell'apparato s i
fanno più profonde. La stessa creazione della grande coalizione non appare
come un ostacolo al processo rivoluzionario d i formazione d i forze, contesta-
tive, ma si rivela piuttosto come un motore di mobilitazione rivoluzionaria. Nella
grande coalizione, in quanto unità delle differenti frazioni del vecchio movi-
mento operaio e della borghesia — infatti in essa sono confluiti ex-comunisti
comeWehner, ex-socialisti come Brandt, ex-fascisti come Kiesinger e al t r i
rappresentanti delle singole frazioni della borghesia —, tut t i continueranno ad
andare a letto assieme finchè da quel letto non verranno cacciati dalle masse
emancipate. Questa grande coalizione non fa che acuire ulteriormente le con-
traddizioni esistenti nell'apparato.
Per i l momento ci troviamo quindi in una situazione estremamente favo-
revole, se riusciremo a utilizzare queste contraddizioni all'interno di una doppia
strategia, a sfruttare sistematicamente gl i elementi sovversivi all'interno del-
l'apparato, a collaborare con essi per pervenire al fine comune che è la distru-
zione degli apparati stessi. I n questo senso le prospettive sono estremamente
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