

Tutt i sono concordi nel ritenere necessario sottolineare come questi esami
hanno luogo per la pr ima vol ta su un terreno diverso, che appartiene agl i
studenti e non al potere accademico. La facoltà è aperta, ma i picchetti e i
controlli rafforzati. E' lanciata la formula degli « esami al la par i », i n cui Si
sottolineano l e condizioni d i pubbl ici tà dell'esame, possibi l i tà d i r i f iutare
il voto e f i rma de l verbale a voto assegnato, pubbl ica discussione del voto
con l'esaminando e gl i studenti presenti, ecc.
E'
inol tre richiesta la sessione
continuata.
Gli esami a facoltà occupata durano lo spazio di un mattino. Gl i studenti
hanno l a immediata controprova del tagl io pol i t ico del la loro lot ta e del la
propria appartenenza ad al t r i e più vasti settori d i oppressione: l a reazione
accademico-governativa e poliziesca segue l'attacco ben diretto d i una deter-
minata istituzione settoriale. Dopo un incontro con i l ministro Gui, i l rettore
D'Avack raduna verso le tredici migliaia di studenti sul piazzale della Minerva.
Con un discorso diretto al la « forze sane dell'università » i l rettore scavalca
la decisione del consiglio di facoltà e dichiara illegali gl i esami in corso. Inci ta
infine g l i studenti a « liberare la facoltà ». Gruppi d i fascisti s i precipitano
alle porte, ma basta poco per fermar l i : l a gran massa del le «forze sane »
risponde passivamente all'appello. Fal l i to l 'ul t imo tentativo d i f ar leva sugl i
studenti, i l rettore dà i l nul la osta all'intervento della polizia.
Fatti e parole prevedibili, ma i l loro senso e i l loro sti le suonano nuovi.
L'autorità non si trincera più dietro formule legalitarie, ma si richiama aper-
tamente al la violenza per riprendere i n mano una situazione che va sfug-
gendole. La polizia non interviene tanto per porre f ine a una situazione d i
illegalità quale l '« occupazione d i suolo pubbl ico », quanto per interrompere
un certo t ipo d i esami che « snaturano » i rapport i d i potere. Non c i sono
infatti nè fermi nè arresti, ma tut ta l a c i t tà universitaria ( e non solo l e
facoltà occupate) è fat ta sgombrare. Fra i l poliziotto, mandato dal l 'autorità
governativa, e l o studente i n quanto tale, matura un nuovo cl ima d i ten-
sione. Lo recepisce i l poliziotto, che investe lo studente con una particolare
e individuale carica aggressiva. Lo percepisce specialmente l o studente che
individua nel poliziotto non più l'antagonista occasionale sul terreno d i una
manifestazione, ma l ' immediato tutore dell 'ordine e del la violenza borghese
nella scuola. Student i non occupanti ostentano una f o rma d i resistenza
passiva nei vial i dell'università, finchè sono incolonnati e fat t i uscire a calci
e a percosse. La fol la si raduna fuor i dai cancelli. Dentro si accampano 1500
poliziotti.
I l 29 febbraio è la vigilia, non solo cronologica, ma politica, dei fat t i d i
Valle Giul ia, del tentat ivo d i riconquista del la facol tà d i archi tettura con
l'aperto attacco alle forze poliziesche. La vera e propr ia battaglia che ne è
seguita, che ha visto ugualmente impegnati uomini e donne, vecchi e nuovi
militanti, significa aver affrontato i problemi del la scuola su l terreno de l
governo e de i suoi t u t o r i del l 'ordine, signi f ica aver rot to, a l ivel lo del la
coscienza individuale d i ogni studente coinvolto, con l ' illusione d i una lot ta
settoriale, ed essere sfociat i direttamente nel la prassi d i una lot ta pol i t ica
di contestazione alle strutture repressive del sistema. Significa specialmente
aver rivalutato la propria forza e capacità contestatrice, proprio nella misura
in cui l 'autorità dichiara insufficienti l e proprie strutture d i control lo i n un
determinato settore, e si serve di al t r i strumenti.