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denti, e questa loro condizione diventa una sorta di condanna che si porte-

ranno sempre dietro: non potendo mai fare un salto qualitativo (se lo faces-

sero perderebbero la ragione specifica della loro lotta), essi sono costretti

a demandare i l momento politico generale a chi è per definizione investito

di questa funzione, i l partito (organismo sovraimposto, sintesi delle espe-

rienze settoriali, a sua volta organismo « particolare » che agisce nel settore

più « generale », lo Stato).

Noi crediamo invece che la collocazione universitaria, definendo i l luogo

e i l terreno dello scontro, non faccia dei soggetti di tale lotta una categoria

speciale e diversa da quelle che compiono altre lotte. I n altre parole, non

crediamo che le lotte studentesche si caratterizzino come lotte per/contro

una riforma della scuola, condotte da chi ha interesse a tale riforma; a l

contrario, vediamo nelle lotte studentesche una lotta contro una istituzione,

contro la sua funzionalità ad altre istituzioni, che va combattuta non ren-

dendo la prima disfunzionale alle altre (come potrebbe ancora essere nella

proposta che l a scuola sforni gl i « intellettuali critici »), ma combattendo

in questa istituzione,

e nella stessa lotta, anche le altre.

E' ciò che è stato detto fin dall'inizio, quando si è parlato di una lotta

contro la scuola:

contro

la scuola perché ci vuole integrati, perchè funzionale

al sistema, perché, per chi ci sta dentro, è i l sistema stesso (4) .

Lo studente che capisce di essere contro la scuola ha perso ogni sua

caratteristica di studente, perchè ha saputo ribaltare in questa lotta i motivi

della sua ribellione nei confronti di altre istituzioni oppressive della società

(il potere economico, l a burocrazia, l'esercito, l a famiglia, i l partito). Chi

si ribella non è quindi lo studente in quanto studente, è invece una figura

sociale complessa, che ha saputo trovare nell'istituzione scolastica i l luogo

in cui portare la sua carica eversiva generale.

SITUAZIONI SOCIALI E PAROLE D'ORDINE

Il militante si forma nelle lotte studentesche secondo un processo di

presa di coscienza non sovrapposto alla realtà. Dalla pratica egli raccoglie gli

elementi della sua conoscenza e quindi della sua azione politica. Nel suo

scritto

Sulla pratica

(che citeremo a più riprese) Mao ha scritto: «Quando

si sono acquisite mediante la pratica conoscenze teoriche, è necessario tor-

nare alla pratica... La pratica, la conoscenza, quindi nuovamente la pratica

e la conoscenza. Questa forma ciclica non ha fine ». I l nostro militante non

dovrà dunque concepire il suo lavoro come individuazione di obiettivi politici

generali-necessari sulla base di una teoria astratta, ma dovrà continuare a

( 4 ) Quando diciamo che l a scuola italiana è funzionale alla struttura capitalistica del

paese non intendiamo naturalmente dire che essa è adeguata alle. necessità tecniche

e produttive dei settori più avanzati dell'economia italiana( adeguatezza che natu-

ralmente non c'è e che è fonte di tanti bei discorsi dei riformisti astratti di casa

nostra). No i vogliamo di re molto più semplicemente che, — data l a struttura

economica del paese, l e molteplici istituzioni più o meno direttamente legate ad

essa, i rapporti di classe esistenti, i l sistema politico e tutto i l resto, — la scuola

• i t a l i a n a si colloca i n tutto questo con caratteristiche funzionali.