

«Aiuto, signor Kossighin! »; o la stessa, ricoperta di un sacco nero fino
alle ginocchia, che dice a l pubblico: « ecco, vo i m i guardate come i
bianchi vedono i negri, gl i ebrei gl i arabi, ecc. »; o i l carrarmato-giocat-
tolo USA bloccato e respinto da una pioggia d i l ibret t i rossi; ecc. I l
ricorso al la plastica, a l gioco, a i material i correnti e abi tual i d i una
presenza e d i un dominio giornaliero sono volutamente e acutamente
«puerili », sollecitano uno sguardo stupefatto e l ' immediata perce-
zione delle ver i tà « lapalissiane ». Questa « costruzione insieme », que-
sta con-ricerca, non sempre porta a esemplificazioni accettabili e com-
plete; Godard ne dà r isul tat i non sempre teoricamente def ini t i , l imi -
tandosi spesso ad indicare i l problema (esempio: l ' ar te socialista), e
tuttavia ( la lotta sui due fronti) trovandovi una dimensione ottimale di
illuminazione e comparizione, at ta a suscitare i l dubbio o a ridestare
il problema, e non più — come i n tant i esempi da f i lm precedenti
ad esaltare i l dubbio o soddisfarsi del fumo. Godard insomma comincia
a riflettere proprio sulle veri tà « evidenti », trova accenni d i risposte,
e dove non ha saputo applicarle coerentemente a l suo f i lm
e n t rain
de se faire,
ha tuttavia saputo evitarne quasi sempre la mistificazione
o l ' indebi to collegamento a sue p i ù personali preoccupazioni.
Una breve lezione d i Léaud sul cinema trasferisce, per la pr ima
volta e con nostra allegria, l'interesse d i Godard dal beneamato Lu -
mière alla scoperta di Méliès. Se si intendono, come è ormai tradizione,
i due pol i dei dilemma: Lumière come cinema della realtà, rossellini-
smo, fenomeni; Méliès come « falsificazione » della realtà, ricostruzione,
fantastica spiegazione — sarà megl io detto quale passo Godard st ia
affrontando e i n quale direzione s i volga, quanto vadano maturando
la sua reazione e la sua insoddisfazione, dal r i f iuto del rispecchiamento
alla conquista del la riflessione e del la spiegazione appun t o ol t re l e
apparenze, ma f ino ad una nuova e assai più autentica semplicità.
Tuttavia l'impasse di questo tipo di operazione, che f i la però liscia
e scandita, esatta e progressiva per almeno un'ora e più d i proiezione
tenendo desto comunque l ' intelletto dello spettatore pure se attraverso
un discorso « teorico » continuo, spunta fuor i qualora i l regista non
sia ancora i n grado di padroneggiare pienamente non tanto la materia
quanto i l complesso teorico cui si riferisce. Come infat t i avviene. C'era
da temerlo, se si pensa all'incerto itinerario d i Godard da f i lm a f i lm
e ai suoi monotoni disorientamenti di fronte ad un universo di cui non
afferra l a logica e che tenta d i spiegare pe r micro-fenomeni o pe r
troppo massimi sistemi. I l disorientamento è tutt 'al tro che scomparso,
ed ecco che l 'ul t imo « movimento » del f i lm provoca una duplice rica-
duta a schemi e soluzioni precedenti, permettendo i l recupero del f i lm
da parte dei qualunquisti-godardiani cosi peggiori di l u i o dei borghe-
suzzi del gran jury.
Godard non ha ancora acquisito, non padroneggia ancora i l t ipo
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