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è tuttavia lancinante, perfino commovente: propr io perchè c i sembra

che Pasolini non tanto dica che borghesia o proletariato s i sono mo-

strati sordi alla sua canzone, quanto invece lasci intendere (non s i sa

quanto consapevolmente, e quanto per un'esigenza d i sincerità che pub

aver inf lui to sul l ' intuizione poetica) d i aver sempre cantato pe r se

stesso, e che gl i al tr i , l a storia, non fossero che occasioni, pretesto a l

suo interno rovello o, se vogliamo, al suo narcisismo, e non oggetto vero

di preoccupazione reale. Un perenne soliloquio, non u n tentat ivo d i

dialogo; tanto più se la voce dell'altra parte è assente, e la sua estra-

neità data come scontata. Pasolini ci dice dunque di più che non nelle

dichiarazioni teoriche o nel le presunte battaglie, p i ù forse d i quanto

egli stesso mai riconoscerebbe, e con immagini assai belle. Ma due dubbi

permangono: i l primo, che l'interesse oggettivo del regista e del poeta

ne resti i n f i n dei conti limitato, riconducibile com'è ad una sorta d i

incoerente decadentismo f i n troppo sentimentale sotto l'apparente roz-

zezza dei suoi Cristi e garzoni; i l secondo, che avanziamo con estrema

cautela, che questa dichiarazione d i sconfitta e d i morte non r i ent r i

anch'essa i n una forma alquanto tradizionale d i vagheggiamento della

propria morte, più morbido che tragico.

Le scappatoie della realtà

Sarebbe ingiusto dimenticare

Desert People

d i I an Dunlop, me-

diometraggio documentario sul la vi ta d i una famigl ia d i pr imi t ivi nel

deserto australiano, i l cu i valore è nel la mancanza d i ogni t i po d i

intervento sul la materia narrata, puro documento, l à dove u n vice-

Flaherty avrebbe ammannito l e sue sciroppose mirabi l ia. E , soprat-

tutto,

Jaguar

d i Jean Rouch, f i lm che assieme a l suo precedente La

chasse au l ion

à

l'arc,

scopre con scientifica esattezza, ma anche con

intelligente matur i tà narrat iva e aprendo v i e che i l cinema ha ben

poco esplorato, ben più azzardanti e partecipati d i quelle solo tecniche

alla Dunlop, una verità pr imi t iva e pr ima: l 'avventura e i l fantastico

sono vissuti a l ivel lo mentale e non reale. Poco conta i l pretesto: l a

realtà è comunque banale. Catturare un leone, per una tribù, è la cosa

più facile del mondo; ma costruire su quest'episodio l 'auto-esaltazione

di una piena esperienza eroica collettiva è i l modo di nobilitarla e sen-

tire l a v i ta come degna d'essere vissuta. Emigrare stagionalmente i n

un paese limitrofo, è un avvenimento fatto d i poveri episodi, ma essi,

riscattati e cantati come straordinari, diventano

chanson de geste.

Mito,

magia ed epopea vengono rest i tui t i da l documento al la l oro ver i tà,

quella del la necessità del le grandi menzogne; d i conseguenza: de l l e

grandi speranze, non sempre portatrici di vere liberazioni.

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