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Male gl i al tr i

Nullità, i l f i lm d i Fabri, scarso regista che ha sempre bisogno d i

ottime sceneggiature, come stavolta non era; e d i Kachyna, i l regista

ceco del f i lm p i ù reazionario della mostra, i n difesa come sempre più

spesso accade al l 'est de l l ' «uomo eterno »...; ovviamente i l f i l m d i

Nanny Loy,

I l padre d i famiglia,

i n cui i l noto trombettiere dei senti-

menti ha messo l a sordina per raccontare fat t i suoi casalinghi, cioè

cose assolutamente ininteressanti e stupidissime;

L e

mu r d i b u l l e t ,

che vorrebbe rendere cinematograficametne l'attesa della morte, rical-

cando un testo, neanche straordinario, d i Sartre, e arriva solo a provo-

care l 'arrivo del sonno;

Ciao

d i Tucker, cosetta al la Mar ty sulle fami-

glie italiane i n America (come non bastassero le storie della famiglie

italiane i n Ital ia);

Festival

di Lerner, su quella nuova forma d i oppio

dei giovani che è i l folk-song preso sul serio; l a petulante sciocchezza

del f i lm d i Tinto Brass; l a trasposizione, tut ta testo, del

Dutchman

d i

Leroy Jones realizzata da Anthony Harvey che è, sulla carta, lo splen-

dido e noto stimolo all'odio di razza e alla rivolta nera; l ' infamia incon-

dizionata dell'album d i cartoline messicane d i Reinchenbach,

Soy Me-

xico,

detestabile oscenità decorativa cui ha contributo Carlos Fuentes,

scrittore da collocare ormai, per questo e per al tr i motivi, t ra i nemici

interni del l 'America Lat ina. Migl iore, t u t t o sommato Ou r

mother's

House (Tut te le sere alle nove)

di Jack Clayton che ha almeno i l pregio

di voler essere solo e nient'altro che un f i lm tradizionale, ma i l cu i

torto è di aver sciupato un soggetto affascinante e demoniaco, di quel l i

che si suol definire, senza sbagliare, « tipicamente inglesi ». Buona inf i -

ne la retrospettiva sul western muto, che ci ha convinti di una verità

trascurata: i l western nasce con

Ombre rosse,

nonostante l e reitera-

zioni solo apparentemente dinamiche delle epoche precedenti. Una cita-

zione ad honorem merita infine l'operato di Luigi Chiarini, gerarca ffia-

movibile e gateux : proponiamo per l 'anno prossimo una retrospettiva

della sua opera di regista ( t ra l'altro: g l i indimenticabili La

bella addor-

mentata

e

Patto col diavolo)

e una tavola rotonda sull 'alta sua opera

critica. Ma che, dopo, capisca che è giunto i l momento di levarsi infine

di torno, nonostante i consensi sempre più masochistici (come in mol t i

altri casi) di cui lo gratifica la stampa comunista.

Giovani e insoddisfatti

Tra le opere più stimolanti del festival, oltre Buñuel e Godard, c i

pare di poter indicare in blocco quelle di un gruppo di registi sui venti

o sui trenta (forse Papatakis è già nei quaranta, ma è appena al secondo

film) che si muovono con una certa irrequietezza in una linea di conte-

stazione e d i r i f iuto, d i diversa portata ed efficacia, ma dimostrativa