

della sua colpa da parte del mari to, a Séverine non resta che una
nuova regressione, i l r i torno al lo stato precedente l a scelta che nul -
la ha risolto, al la fantasticheria, al la gabbia dell'infanzia, tranqui l l iz-
zante e padrona. L a liberazione che essa cercava è tut ta terrena, a l
contrario d i quel la d i Viridiana, ma l e strade prescelte sono al t ret -
tanto sbagliate n e l l ' u n caso, per l'ambizione a l superamento e al la
dimenticanza delle realtà dell'uomo e del la carne; n e l nostro, per
la sua congeniale corrispondenza al sistema sofferto e fuggi to. E
non c i pare, peraltro, che i simbol i , i sogni, l e premonizioni, l e
consonanze, l e correlazioni, siano affat to oscur i o sistematicamente
ambigui. I mister i dei gatt i , dell'inchiostro, del la scatola cinese, ine-
renti ad u n r i tuale erotico che stimola l'immaginazione del lo spet-
tatore, ponendolo al l imi te i n una condizione d i fantasticheria simi le
a quella della protagonista, hanno una precisa funzionalità, coinvolgono
appunto, ma anche alludono ad uno stato di incompiutezza, di irrealizza-
bilità, d i inassolutezza d i quella evasione. E l'apparato delle fantasti-
cherie è perfino troppo chiaro e banale, freudianamente; quel lo delle
perversioni derivato da una ristretta e alquanto tradizionale casistica,
che Buñuel stesso ha sfruttato, sia pure con perenne vivacità, più e più
volte Si n dalla scena d'inizio, che fora geniale lo schermo dalle pagine
antiche d i
Justine.
E i l landò è i l simbolo stesso della fantasticheria,
con i l suo altalenare ritmico e sessuale, la sua musica cullante, zucca
di
Cenerentola e ventre materno tutt'insieme. Ma l'importante, è ovvio,
non sta nei materiali, quanto ne l loro uso, che è ancora magistrale
e sereno, d'una levi tà e scorrevolezza che non sono che i l risultato,
tocco dopo tocco in una costruzione invece equilibratissima e nascosta,
e che, centrandosi sui malheurs du vice della mediocre Séverine, r i -
chiamano ad una più generale condizione di alienazione quotidiana, d i
difficoltà di sortita, di irrealizzazione costante, che è, questa, veramente
moderna. Ad essa Buñuel arriva grazie a una genuinità d' istinto e d i
criterio che fanno d i Séverine una contemporanea assoluta, i l modello
delle povertà d i affrancazione al l ' interno d i u n sistema condannato.
Godard, anno zero
•Mai teneri con Godard, particolarmente con quello più presuntuoso
(o pretestuoso) dei « grandi temi » e grandi disquisizioni, dimostram-
mo per?) un interessamento curioso ai suoi ul t imi due f i lm, invero non
i più belli, proprio per l'ambizione che Godard v i rivelava, particolar-
mente i n Deux ou trois choses que j e sais d'elle, ad un cinema che
spiegasse la realtà e non si limitasse a rappresentarla nei suoi dati più
immediati o ad imbast irvi teorizzazioni generiche e confuse. C i sem-
brava, cioè, che i l regista tendesse in essi innanzitutto ad una selezione
e precisazione dei temi: i l caso Ben Barka, la pianificazione della regio-
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