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di Althusser, condotte con grande Boria Teorica, con grande spreco di nuova

terminologia, ma con una preoccupante incapacità di venire al concreto, che

deriva ad Althusser dal suo antiempirismo esasperato, d i cui l'antistoricismo

èsolo un singolo aspetto (5). Un punto, infatti, che merita attenzione è che

l'antistoricismo come lo professa Althusser non è soltanto un rifiuto del giusti-

ficazionismo storico, o dell'esaltazione dell'accadimento irripetibile e non sog-

getto a leggi, ma è anche e soprattutto sovrano disprezzo per l'empiria. Ciò

diminuisce molto i l valore della polemica che Althusser sostiene per i l distacco

del marxismo dall'hegelismo e per una rigorosa delimitazione t ra scienza e

ideologia! la scienza a cui egli si riferisce è — d'accordo con molta epistemo-

logia odierna — una scienza essenzialmente platonizzante, che svaluta i l mo-

mento empirico.

Rimango inoltre convinto che molte delle difficoltà (non tutte) che si

incontrano nell'indagare il rapporto struttura-sovrastruttura, e che hanno spesso

costituito un incentivo a rendere del tutto autonoma la sovrastruttura e a rica-

dere nell'idealismo, si possano avviare a soluzione tenendo conto del persistere

di certi dati biologici pur nell'uomo sociale (cfr. « Q.P. » 28, pp. 87-95). Questo

non significa affatto spiegare cos'è i l capitale partendo dalla costituzione biolo-

gica dell'uomo; significa invece, per esempio, considerare certi aspetti di feno-

meni letterari, filosofici, religiosi come determinati non soltanto da una data

situazione economico-sociale, ma anche dalla riflessione su certi caratteri gene-

rali dell'esistenza umana. In generale credo che si possa constatare come ogni

disconoscimento della biologicità dell'uomo porti a un contraccolpo spirituali-

stico, perche si finisce per forza con l'attribuire allo « spirito » tutto ciò che non

si riesce a spiegare in termini economico-sociali.

Materialismo, dunque, come criterio d i spiegazione unitaria della realtà

enon come supporto di reazioni emotive. Detto ciò, devo tuttavia aggiungere

che non accetto la definizione del pessimismo leopardiano (cioè del pessimismo

materialistico, ben diverso dai numerosi pessimismi romantico-esistenzialistici

che la borghesia europea ha partorito negli ultimi due secoli) come una reazione

emotiva che cadrebbe fuori della scienza. I l raccordo tra materialismo e pessi-

mismo leopardiano, come ho cercato di mostrare altrove, è dato dall'edonismo;

el'edonismo è la base di ogni etica scientifica. I l problema « del piacere e del

dolore », per dirla con Pietro Verri, è un problema scientificissimo. Che la vec-

chiezza, le malattie ecc. siano cause infelicitanti per la stragrande maggioranza

delle persone che ne sono affette, è un fatto oggettivo, come sono un fatto ogget-

tivo le sofferenze prodotte dall'oppressione sociale e politica. Citare come argo-

mento in contrario l'eroica serenità con cui tanti uomini hanno affrontato le

sofferenze e la morte, vuol dire non rendersi conto dell'alto prezzo a cui è stata

conquistata quella serenità. Certo, oltre agli eroi esistono i fachirí c'è chi gode

sdraiato sui chiodi, e ci sono anche i « fachiri sociali » che si troyano benissimo

(5) Osservazioni molto interessanti si troyano nel recente articolo d i Nicola Badaloni,

Gramsci

storicista di fronte al marxismo contemporaneo, in « Critica marxista », Quaderno n. 3 (Suppl.

1967), p. 96 sgg. Cfr. i n particolare p . .117: « l'errore d i Althusser è d i avere costretto

questa dimensione teorica a ripiegarsi i n se stessa, ad autocelebrarsi ». Forse, prima ancora

della discussione sullo storicismo d sull'umanesimo socialista, v a fat ta un'analisi critica

del concetto althusseriano d i scienza. Non bisogna, i o credo, concedere ad Althusser che

la sua « Théorie » sia la vera alternativa all'e esperienza vissuta ».

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