Table of Contents Table of Contents
Previous Page  127 / 136 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 127 / 136 Next Page
Page Background

di saldare i l « materialismo storico » al materialismo delle scienze della natura:

un tentativo a cui bisogna pur sempre rifarsi.

Infine, qualche parola sulla proposta di Cristofolini (con cui si trova, mi

pare, sostanzialmente d'accordo anche Ciafaloni) d i definire i l materialismo

come la filosofia della rivoluzione, l'idealismo come l'ideologia della classe domi-

nante. Discettare di priorità della materia e dello spirito, dicono Ciafaloni e

Cristofolini, a n c o r a ideologia: è molto più materialistico lottare contro i l

capitale che asserire i l primato del biologico sul sociale o sul culturale. E anche

nel campò del la cultura, ogni contributo alla demistificazione dei valori bor-

ghesi e all'analisi della società capitalistica « è più materialismo (e più scienza)

di tut t i gli scritti in difesa del materialismo dai greci ai giorni nostri. Esatta-

mente come Imperialismo fase suprema del capitalismo è più materialista di

Materialismo ed empiriocriticismo » (Ciafaloni, « Q.P. » 30, p. 124).

Sequesta è una dichiarazione di maggiore urgenza del compito rivoluzio-

nario rispetto al compito culturale, se si vuol dire che la rivoluzione, anche se

fatta da chi non abbia raggiunto una consapevolezza materialistica al cento

per cento, è preparatrice di materialismo infinitamente più delle considerazioni

sul materialismo di chiunque, perche dà l'impulso a creare una situazione sociale-

culturale nuova, in cui tut t i gl i spiritualismi avranno vi ta grama , allora

si dice una cosa giustissima.

Seinvece si vuole sostenere una vera e propria identità tra materialismo

efilosofia della rivoluzione, allora non sono d'accordo. La lotta per una visione

del mondo integralmente laica e smitizzata è certo intimamente connessa con

la lotta per una società di eguali, ma tra i due piani v i sono state e tuttora

vi sono delle grosse sfasature. Mi richiamo, a questo proposito, ad un'osserva-

zione di Antonio La Penna (8), su cui già altrove ho avuto occasione di soffer-

marmi e su cui vorrei ritornare anche in una prossima occasione. Senza indu-

giare adesso in esemplificazioni storiche, mi limiterò a ricordare, come parti-

colarmente significativo, i l contrasto tra Rousseau e i materialisti francesi suoi

contemporanei. Molto più avanzato sul piano politico-sociale, Rousseau è d'altra

parte molto più legato a pregiudizi religiosi e molto meno interessato alla batta-

glia per una moderna scienza della natura. Se si vuole, si può benissimo dire

cheRousseau, in quanto più rivoluzionario, è

più materialista

di Diderot o

del barone d'Holbach; ma è chiaro che de, è vero soltanto paradossalmente,

eche la sfasatura tra i due piani non può essere negata. Un'analisi più appro-

fondita di questo problema ci mostrerebbe probabilmente che la prima origine

di tale sfasatura risiede nella divisione della società in classi, per cui la libera-

zione dall'errore e dal mito è, sul piano scientifico, più facilmente raggiungibile

da individui della classe dominante, i quali d'altra parte sono proprio i più

interessati alla mistificazione dei rapporti sociali: mentre coloro che hanno

da perdere solo le proprie catene, e che quindi s i trovano nelle condizioni

migliori per elaborare una visione del mondo scientifica, sono proprio i meno

forniti della preparazione .specificamente culturale per elaborarla, a causa del-

l'oppressione in cui sono tenuti dalla classe dominante.

Il marxismo rappresenta certo la più alta sintesi di chiarezza filosofico-scien-

tifica e di spinta liberatrice degli oppressi che sia apparsa finora; tuttavia la

(8) In un articolo su Lucrezio pubblicato nell'« Unità » del 3 novembre 1963.