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tanti, come dimostrano gl i interventi che ha provocato da più parti. Ma si

resta sempre con l'impressione che i l marxismo venga accostato dalla parte

sbagliata. In primo luogo per quanto riguarda i l materialismo storico.

Timpanaro è disposto a chiamare materialistica l a concezione marxista

delle sovrastrutture fintantochè nega l'autonomia di qualsiasi produzione spi-

rituale; ma non è soddisfatto che i l materialismo storico si arresti alla struttura

economica, invece di passare da questa alla natura, e avanza i l sospetto di

idealismo per i l fatto che la stessa critica rivolta alle sovrastrutture non è

rivolta anche alla struttura. La dimensione economico-sociale scoperta dal mate-

rialismo storico non è dunque ritenuta abbastanza « pesante» da impedire

i voli idealistici. I l discorso marxista sull'uomo e sul modo in cui ogni condizio-

namento naturale si presenta attraverso una forma storico-sociale sarebbe un

modo di eludere i l problema di fondo non diverso dal giochetto con cui certi

gentiliani riducevano ogni realtà a pensiero.

E' proprio vero che i l materialismo proprio del materialismo storico è una

forma più o meno travestita di idealismo, una autonomizzazione dei livelli supe-

riori rispetto a quelli inferiori? Basta aprire

l'Ideologia tedesca

per trovare che

il punto di partenza è sempre l'uomo come individuo fisico naturale. « Per poter

"fare storia" gli uomini devono essere in grado di vivere. Ma i l vivere implica

prima di tutto i l mangiare e i l bere, l'abitazione, i l vestire e altro ancora. La

prima azione storica è dunque la creazione dei mezzi per soddisfare questi biso-

gni, la produzione della vita materiale stessa» (Roma, 1958, p. 24). E sentiamo

ancora queste parole della

Sacra famiglia:

« L'individuo egoistico della società

civile si può gonfiare, nella sua idea astratta e nella sua astrazione inanimata,

fino a diventare un

atomo,

cioè un essere privo di relazioni, autosufficiente, privo

di bisogni, assolutamente completo, beato. La non beata realtà sensibile non si

dàpensiero della sua immaginazione, ciascuno dei suoi sensi lo costringe a cre-

dere al senso del mondo e degli individui fuori di lui ed anche i l suo stomaco

profano

gli ricorda giornalmente che il mondo

fuori

di lui non è

vuoto

ma è ciò

che propriamente riempie. Ognuna delle sue attività essenziali e delle sue pro-

prietà, ognuno dei suoi istinti vitali diventa

bisogno, necessità,

che trasforma

il suo egoismo in avidità di cose fuori di lui » (Roma, 1954, p. 130 s.).

Ma se il marxismo non dimentica mai la collocazione dell'uomo nella natura,

la scoperta veramente rivoluzionaria del materialismo storico sta nell'aver mo-

strato che in base

all'individuo

e

ai

suoi bisogni naturali, non si arriva a rico-

struire la società e il suo movimento. Questa è semmai la strada imboccata dalle

ricostruzioni ideologiche della società, dalle robinsonate economiche. I l marxismo

scopre nella produzione materiale (articolata in forze produttive e rapporti di

produzione, animata quindi da una

propria

dinamica), un livello materiale e

condizionante che si muove secondo leggi specifiche, scientificamente analizza-

bili. Una analisi dell'individuo biologico e della sua struttura fisica non ci porterà

mai a capire la società. Anzi l'individuo isolato come tale è considerato esso

stessocome prodotto sociale: « L'uomo è nel senso più letterale uno zoon

poli-

tikon,

non soltanto tin animale sociale, ma un animale che solo nella società

riesce a isolarsi. La produzione ad opera dell'individuo.., è un non senso come

lo sviluppo di una lingua senza individui che vivano

insieme

e parlino tra loro »

(Introduzione del '57).

Ma Timpanaro è convinto che questa scoperta di un orizzonte condizionante

dell'uomo eppure non puramente biologico, resti sospesa per aria fintantochè non

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