Table of Contents Table of Contents
Previous Page  113 / 136 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 113 / 136 Next Page
Page Background

auna teoria tendenzialmente onnicomprensiva (sia pure per analizzabili e spe-

rimentalmente riproducibili salti dialettici).

Seconda condizione

sarebbe di ammettere che la prassi e la speculazione

umanegenuinamente producono un mondo di valori che appunto di quella prassi

edi quella speculazione divengono la misura « umana ». Ciò presuppone natu-

ralmente l'autocoscienia, ma essa è esperienza di tutti.

JImeccanicismo « non dialettico » della scienza attuale, pur cosi frut t i -

fero, non pnè intrinsecamente soddisfare ambedue le condizioni. Infatti con la

biologia molecolare potremo arrivare a « spiegare»molecolarmente (o in altro

modo, termodinamicamente, elettrologicamente ecc.)

tut to i l

comportamento

umano, ma allora di esso non potrà mai farsi un discorso che comprenda i l

mondo dei valori (forse non vi sarebbe niente di male a rinunziarci, ma sarebbe

allora come una glaciaiione speculativa che travolgerebbe anche la stessa spinta

alla ricerca scientifica). In queste condizioni le istanze dualistiche, pluralistiche,

teistiche, l'amore o l'angoscia esistenzialistica verso gli universi separati o mai

totalmente comunicabili sarebbero (e sono infatti) le soluzioni più probabili.

Ma che altro v i sarebbe da fare? I l mondo e i l linguaggio umani non

possono, se vogliamo evitare una loro progressiva espoliazione fino alla ridu-

zione (senza recupero) a « movimenti molecolari », essere

semplicemente dedotti

dalla biologia o da una sociologia biologico-naturalistica; eppure essi debbono

pur essere

prodotti

anche dall'esistente biologico.

In altri termini, se i l mondo dei valori, che è tutt'uno con la coscienza

el'autocoscienza umane, è qualcosa di più che un'illusione creata dal paravento

di un linguaggio incongruo, allora o i l metodo scientifico non ha ancor trovato

la sua giusta formulazione da permettere i necessari passaggi verso l'autoco-

scienza e i l mondo dei valori, oppure, se i l metodo è invece corretto, non si dà

teoreticamente una rappresentazione unitaria della natura e dell'uomo.

Molti scienziati, messi alle strette per una scelta univoca ed esclusiva, penso

siano più propensi a sacrificare la validità del mondo così detto umano e quindi

«storico » nel senso più « bello e Classico », riducendolo al movimento delle

molecole con cui giuocano e sulle quali costruiscono le loro certezze (nel labora-

torio: salvo a smentirle tutti i momenti in famiglia o in guerra o in chiesa).

Forse per materialismo dialettico dovremmo intendere un diverso meccani-

cismo (è possibile che lo impareremo solo alla scuola di prossime future mac-

chine cibernetiche contro le quali per?) dovremo forse combattere) per i l quale

sia consentito trovare una significato sperimentale alle espressioni « passaggio

dalla sfera fisiologica a quella psicologica »; « passaggio dalla sfera psicologica

alla sfera storico-sociale» ( i l che significherebbe passaggio dalla necessità alla

libertà).

All'infuori di questa ipotetica ma suggestiva possibilità o vi è la coesistenza

di universi plurimi e l'un l'altro insignificanti o la riduzione (positivistica) di

uno dei mondi nell'altro, quale era congeniale, nei primi del novecento, a i

discorsi di farmacia.

Ma se i l metodo meccanicistico « adialettico » nasconde una sua carenza,

lo potremo avvertire agevolmente solo al livello delle organizzazioni biologiche

complesse dove quella carenza si sarà amplifican e cioè, per es., in sede fisio-

logico-psicologica. Tuttavia, se carenza c'è, essa, in sottili e ancor più nascoste

radici dovrebbe rintracciarsi fin dallo studio della fisica e della chimica.