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Quando i marxisti hanno posto e coltivato l'istanza del e materialismo

dialettico », l'hanno fatto non tanto perchè vedessero che la scienza sperimentale

andassemale o fosse infruttifera e necessitasse veramente di una guida meto-

dologica esterna: cose, queste, non solo non documentabili, ma del tutto impra-

ticabili; tanto è vero che i più avveduti si sbracciavano a riconoscere che gli

scienziati più acuti erano « dialettici » anche senza saperlo. No, l'esigenza reale

era di tipo differente: era quella di prospettare

una visione unitaria del

mondo,

nella quale v i fosse posto per la fenomenologia fisica e chimica e quello per

la fisiologia e la psicologia dei viventi, ma anche, senza ipotizzare dati inson-

dabili, bensì salti qualitativi analizzabili, quello per l'antropologia storica o

storia dell'uomo. Era l'esigenza (più o meno oscura, quale è rimasta oggi) di

sussumere ogni esperienza in una

Weltanschauung

globale dove i l materialismo

storico (riguardante gli uomini integrati nelle loro società) non era che i l caso

particolare (anche se di gran lunga più importante ai fini della prassi) di una

«generale dialetticità » del reale; si compiva così l'immagine speculare del-

l'hegelismo.

9) Se ci si domandasse quali apporti scientifici sono stati facilitati o sug-

geriti da un tal modo di vedere (cioè dal materialismo dialettico) troveremmo

ardua la risposta. In primo luogo ardua perchè appena oggi intravvediamo un

sistema coerente di sviluppo della ricerca biologica a tut t i i suoi livelli, grazie

appunto agli indirizzi prima ricordati; ma ardua anche perchè la riflessione

dei teorici su questi punti è stata molto debole, dividendosi tra l'accettazione

supina ed esterna come risposta ad un imperativo politico e la denegazione

irrisoria sulla base di una creduta « prova dei fat t i », tanto più persuasiva

quanto più ci si approfondiva nel lavoro sperimentalmente produttivo. Contri-

buivano a quella irrisione i seguenti fattori:

a)

la sete di nuove informazioni

ottenibili con metodo rigoroso;

b)

lo spingersi della ricerca biologica al livello

molecolare e cioè al livello ove la diminuita complessità ed estensione dell'og-

getto o fenomeno studiato meno facilmente poteva mettere in luce quegli even-

tuali rapporti nuovi emergenti dalla « dialettica delle parti componenti un in-

sieme»;

c)

l'affermarsi, come utili sostituti dell'idealismo (utili in particolare per

lo scienziato, quando sia poco avvertito dei pericoli della propria pigrizia o alie-

nazione), di filosofie empiriocriticistiche, pluralistiche, logico-analitiche ecc.

Ma se anche potessimo (e i n qualche misura potremmo) esemplificare

meglio cosa in definitiva ci si aspettava da questa calata del marxismo (o engel-

sismo) nel campo della critica della scienza o addirittura della metodologia della

ricerca scientifica (1), resta incontrovertito i l fatto che la scienza della natura

biologica ha consolidato la sua base materialistica e meccanicistica quasi sempre

nel modo del tutto tradizionale, compiendo un poderoso balzo in avanti proprio

mentre alcuni (pochi) si attardavano a esorcizzare o evangelizzare i negatori

o gli indifferenti riguardo alla « dialettica della natura ».

10) Per tutto questo crediamo che la questione allo stato attuale delle cose

si ponga più congruamente in forma di problema aperto.

Prima condizione

di un discorso possibile potrebbe essere quella di sapere

sesi desidera attingere a una

Weltanschauung

unitaria, a una unità del sapere,

(1) Più correttamente, invece che « calata » avrebbe dovuto essere ripensamento marxistico della

critica e della scienza e della metodologia.

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