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intenzioni e risultati? Non crediamo si t rat t i tanto della scelta stilistica

del fi lm, quanto di un elemento più profondo e peraltro assai semplice:

per fare un « fi lm pol i t ico » occorre, è indispensabile, che l a visione

politica d i partenza sia solida e netta, e così internamente assorbita

e decantata da poter essere tradotta i n personaggi v i v i e significativi.

Ma l'esperienza e la maturità politica di Bellocchio, sulla base di questo

film, sembrano ancora semplici e approssimate, più ancora per la rigida

unidimensionalità del f i lm e dei suoi personaggi che per la base pro-

vinciale da cui essa proviene, probabilmente superabile con una sincera

spinta conoscitiva. Non discutiamo affatto, sia chiaro, l'opzione per uno

stile e per un ambiente come quelli del f i lm ( un esempio: non ci piace

Blow-up

proprio perchè nonostante affronti temi enormi e « modernis-

simi », r ivela i l provincialismo e l e approssimazioni dell'autore; non

sono mai i l tema o l'ambiente ad essere predeterminanti, ma l'occhio

con cui l i si affronta). Peraltro, i n questo caso più che in ogni altro, i l

film va visto come momento dell'evoluzione di un regista dal quale non

si pub forse esigere

per ora

più di quanto egli sia in grado di dare. I n

questo senso, la volontà di distacco e di freddezza, la esigenza di matu-

rità che La

Cina

è

vicina

( f i lm che

non

può aspirare all'aggettivo « ci-

nese » se non nel senso vaghissimo che ad esso attribuisce la stampa

borghese) rivela, è una conferma molto importante.

Elogio del parossismo

Una dei migl ior i esempi d i malafede o sistematica miseria del la

critica (de l l a maggior par te del la critica), potrebbe essere ricavato

dall'analisi dei ri tagl i stampa riguardanti i l f i lm d i Papatakis, liquidato

con sufficienza paurosa, sistematica e volgare. Non è un capolavoro,

e basterebbe i l paragone con un f i lm come

Deus

e o

Diabo na terra

do sol

d i Glauber Rocha, col quale ha parecchi punt i d i contatto non

volontari, per collocare

Les pâtres du desordre

t ra i grandi fallimenti,

tra i capolavori mancati. I suoi di fett i sono infat t i tut t i d'ordine cine-

matografico: l a sua sontuosità, l a sua magniloquenza, l a sua fur ia e

la sua rivoluzione restano sempre, o quasi sempre, a l ivel lo d i testo,

di indicazioni di sceneggiatura e di dialogo, senza mai trovare un ade-

guato rendimento in immagini. La sua compulsione esploderebbe in una

regia teatrale ( i l testo s i presterebbe benissimo) megl io d i quel che

non avvenga nelle profuse e non volute dissociazioni del f i lm. Ma già

a gusto livello, i l f i lm è una delle opere più stimolanti del festival, per

la sua progressione di caos e di distruzione, per i l suo r i f iuto totale di

realismo, per la sua dismisura e per le sue grida, per i l suo barocchismo

e la sua scatenante violenza politica. Attraverso un intreccio che coin-

volge un intero villaggio greco, è i l rapporto t ra Grecia e Europa, t ra

paesi sviluppati e sottosviluppati, tra rivoluzione e reazione, tra violenza