

me già succede, per
quasi tutti).
Non è bello vedere questa Antica Madre
trattata dai figli come una vecchia sorda e ottenebrata che non è più
il caso d i consultare, che si può mettere d i fronte soltanto a l fatto
compiuto.
L'aborto è un crimine? A parte il problema della sua
peccaminosità
che non ci compete, dobbiamo affermare che si tratta, oltre che d'un
atto dannoso per le tracce fisiche o psichiche che può lasciare, di un
atto — quanto meno — moralmente molto dubbio: s i tratta d i una
violenza
esercitata su una vita che non può difendersi. Può anche non
essere sbagliato parlare i n proposito d i «
razzismo ».
Ma una società
cattolico-borghese che mette al bando la ragazza-madre non ha i l diritto
di tacciare di «
razzismo
» colei che abortisce per non essere estraniata.
«E' molto facile avere dei principi e attenervisi quando si tratta
della vita degli altri, dei bambini degli altri, delle sventure degli altri»
— ha scritto la condirettrice dell'Express. — « Condannare e assolvere
dall'alto d i un dogma è così semplice ». Ma questa brava gente che
condanna tranquillamente senz'appello l'aborto, la soppressione dell'es-
sere mostruoso, l'eutanasia: s'è mai trovata in una situazione analoga,
al bivio, costretta a identificare i l rispetto della legge con l'accettazione
della vergogna, dello strazio, dell'orrore? Ha mai avuto un figlio mo-
struoso? Che effetto gli fa vedere un mostro? Gli fa schifo. Ha mai con-
siderato l'ipotesi che potrebbe essere suo figlio, che potrebbe essere
costretto a vivere con lui, giorno dopo giorno, tutta la vita? Non abbia-
mo dogmi da cui far discendere meccanicamente un giudizio, una scelta.
Vorremmo solo che ci si sforzasse a un esame di questi problemi più
cauto, meno comodo, più umile, più coraggioso; vorremmo che i l dolore,
e l'orrore, fossero valutati per quello che realmente sono.
Rendiamoci conto che, cosÌ come stanno le cose, la libertà di chi
si trova nella situazione di dover scegliere tra l'aborto terapeutico e no,
è troppo compressa e violentata perchè possa esprimere delle scelte
morali pienamente responsabili L a paura della sanzione ha un peso
troppo determinante, sia che basti a trattenere i l soggetto dall'atto
«criminoso »
sia
che non basti. Anche in questo secondo caso, infatti,
i rischi da cui difendersi sono tali da impedirgli di esaminare onesta-
mente il problema da un punto di vista morale: tutto occupato a
nascon-
dersi
non potrà
vedersi.
I n entrambi i casi, cioè, tende a prevalere
l'ipocrisia, l'egoismo, la debolezza. Una valutazione morale, una scelta
che abbiano valore, senso, possono nascere solo se i l soggetto è
libero
di fronte alle due (o più) alternative. La libertà non è affatto comoda.
p. g. b.
Segnaliamo:
R. L. Dickinson,
Tecniche del controllo del concepimento. Ed. Parenti.
Vittoria Olivetti,
I l controllo delle nascite. Ed. Avanti! ( I l Gallo)
Quest'ultimo contiene una ampia bibliografia sull'argomento, al la
quale rinviamo.
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