Table of Contents Table of Contents
Previous Page  15 / 48 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 15 / 48 Next Page
Page Background

me già succede, per

quasi tutti).

Non è bello vedere questa Antica Madre

trattata dai figli come una vecchia sorda e ottenebrata che non è più

il caso d i consultare, che si può mettere d i fronte soltanto a l fatto

compiuto.

L'aborto è un crimine? A parte il problema della sua

peccaminosità

che non ci compete, dobbiamo affermare che si tratta, oltre che d'un

atto dannoso per le tracce fisiche o psichiche che può lasciare, di un

atto — quanto meno — moralmente molto dubbio: s i tratta d i una

violenza

esercitata su una vita che non può difendersi. Può anche non

essere sbagliato parlare i n proposito d i «

razzismo ».

Ma una società

cattolico-borghese che mette al bando la ragazza-madre non ha i l diritto

di tacciare di «

razzismo

» colei che abortisce per non essere estraniata.

«E' molto facile avere dei principi e attenervisi quando si tratta

della vita degli altri, dei bambini degli altri, delle sventure degli altri»

— ha scritto la condirettrice dell'Express. — « Condannare e assolvere

dall'alto d i un dogma è così semplice ». Ma questa brava gente che

condanna tranquillamente senz'appello l'aborto, la soppressione dell'es-

sere mostruoso, l'eutanasia: s'è mai trovata in una situazione analoga,

al bivio, costretta a identificare i l rispetto della legge con l'accettazione

della vergogna, dello strazio, dell'orrore? Ha mai avuto un figlio mo-

struoso? Che effetto gli fa vedere un mostro? Gli fa schifo. Ha mai con-

siderato l'ipotesi che potrebbe essere suo figlio, che potrebbe essere

costretto a vivere con lui, giorno dopo giorno, tutta la vita? Non abbia-

mo dogmi da cui far discendere meccanicamente un giudizio, una scelta.

Vorremmo solo che ci si sforzasse a un esame di questi problemi più

cauto, meno comodo, più umile, più coraggioso; vorremmo che i l dolore,

e l'orrore, fossero valutati per quello che realmente sono.

Rendiamoci conto che, cosÌ come stanno le cose, la libertà di chi

si trova nella situazione di dover scegliere tra l'aborto terapeutico e no,

è troppo compressa e violentata perchè possa esprimere delle scelte

morali pienamente responsabili L a paura della sanzione ha un peso

troppo determinante, sia che basti a trattenere i l soggetto dall'atto

«criminoso »

sia

che non basti. Anche in questo secondo caso, infatti,

i rischi da cui difendersi sono tali da impedirgli di esaminare onesta-

mente il problema da un punto di vista morale: tutto occupato a

nascon-

dersi

non potrà

vedersi.

I n entrambi i casi, cioè, tende a prevalere

l'ipocrisia, l'egoismo, la debolezza. Una valutazione morale, una scelta

che abbiano valore, senso, possono nascere solo se i l soggetto è

libero

di fronte alle due (o più) alternative. La libertà non è affatto comoda.

p. g. b.

Segnaliamo:

R. L. Dickinson,

Tecniche del controllo del concepimento. Ed. Parenti.

Vittoria Olivetti,

I l controllo delle nascite. Ed. Avanti! ( I l Gallo)

Quest'ultimo contiene una ampia bibliografia sull'argomento, al la

quale rinviamo.

- 1 5