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ste riflessioni d i una giovane donna tanto manifestamente bella quanto

stupida: « Amo la storia perchè almeno i fat t i sono là, fermi, si possono

afferrare. L a pol i t ica invece no, perchè l à tut to è sempre i n perpetuo

disordine ». E ' stupido e profondo. Non m i permetterei d i denunciare

le contraddizioni se esse non fossero anche mie. Nel nome della Storia

non c i possiamo nè capire nè spiegare. La tragedia è che se l a Storia

è fatta d i storie, g l i uomini, loro, sono senza « storia ». Non è soltanto

un paradosso. Vogl io solo che mi si dimostri dove e come qualcosa sia

cambiata che sia degna d i u n nuovo rispetto, d i questo nuovo cul to

che mo l t i pretendono d' imporre. I l progresso consiste nel l 'aver cam-

biato i nost r i dei d i pietra e d i legno i n dei d i carne: E quest i sono

curiosamente più al terabi l i e le loro collere o i loro odi i p i ù espressivi

e probanti.

Io ho scelto, volontariamente, con l a sola l iber tà che m i è con-

cessa: d i essere parziale nel modo p i ù lucido che m i sia possibile. E

l'esperienza d i una scelta che ho fat to, quel la d i r i f iutare l a guerra

d'Algeria, è qui presente i n tut to quel lo che sto dicendo anche se non

ne parlo come dovrei... Noi non facciamo niente senza mescolare inge-

nuità e gravi tà.

Non sottomettersi

era i n f a t t i grave e ingenuo nel lo

stesso tempo per tut to quel lo che impl icava d i conseguenza. E ' senza

legami confessionali e pol itici che ho deciso e tuttavia con i l sentimento

profondamente radicato d i non essere solo. M i sembrava senza ombra

di dubbio di rispondere a una situazione storica, e insieme di

non poter

fare altrimenti.

Era un impegno personale e individualistico, ma comun-

que un impegno che, come ogni avvenimento,

mi superava.

E se c'era

in noi una parte d'amarezza era i n rapporto a cià d i cui noi c i carica-

vamo, che ci assumevamo, soli, al posto degl i al t r i (possiamo chiamarl i

« la sinistra ») che parlavano, parlavano... Se non ero solo era per i l

fatto d i appartenere, mi sembra, almeno a una certa « comunità spi r i -

tuale ». Sono part i to i n apprensione non tanto per l 'avvenire che certo

mi si preparava difficile con questa decisione, quanto per i l dubbio sulla

qualità vera d i questa scelta. Dubbio che v i lascia solo e silenzioso i n

faccia a voi stessi. Nul la è mai esente da letteratura, immaginazione, com-

piacenza. E i l confine t r a reale e immaginario è sempre mol to f luido.

D'altra parte, profondamente, a l d i f uor i d i tut te l e ragioni politiche,

ciò che era in questione era una l ibertà essenziale che era colpita viva-

mente da questa guerra che s i (forse propr io a causa d i questo a si »

indefinito e intoccabile) voleva farmi fare. Non c'è bisogno d'etichetta,

di affiggere un avviso a l pubbl ico per farsi comprendere, per iniziare

i l dialogo, e i o mi r i f iuterò sempre, a pr ior i , d i pensare i n modo cr i -

stiano o marxista, anarchico o comunista...

La relat ivi tà consiste nel dover scegliere t ra l a meno peggio del le

mitologie. E pe r me, senza pregiudizio o giudizio sugl i a l t r i , questa

via che m i dicevo essere l a sola accettabile s i r i fer i va ad u n sent i -

mento d i elementare dignità. E se io dico che non ero solo non è solo

perchè a l t r i avevano scelto e sceglievano con me, ma anche e soprat-

tutto perchè mi indirizzavo per questa via più autenticamente a quel l i

che, conosciut i o sconosciuti, rispettavano e vivevano ce r t i va l o r i

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