

che la nostra nozione d i « obiettività » è seriamente compromessa. Ne l
migliore dei casi, infat t i , l a parola indica una tendenza, una direzione
di marcia piuttosto che una def ini ta real tà. E ar r i vo a una seconda
constatazione: quella della nostra parzialità nel senso più completo della
parola e a tut t i i l ivel l i della nostra personalità. I n altre parole, l'assoluta
relatività di ogni discorso.
Molti e svariati discorsi sono stati fatt i sugli anti-colonialisti francesi
non sottomessi, disertori, o membr i -della-rete-di-resistenza —
che
hanno resi espliciti i mot ivi tanto pol i t ici che moral i del la loro scelta.
E non penso s ia necessario tornarci ancora su. Tu t t i quest i mo t i v i
avevano un senso, si giustificavano, erano del tut to onorevoli, qual i che
siano i dubbi che possiamo avere sul le ragioni profonde.
Ma comunque c'è stata una guerra, una « guerra sporca » come
si è detto tanto spesso, una guerra che l a maggior parte dei francesi
ha condannato, ma che t u t t i hanno fat to non essendo stat i capaci d i
fermarla. E l 'unico vincitore d i questa sinistra e penosa storia è stato
l 'FLN con quasi un milione di assassinati. Dico assassinati perchè r i f iuto
di chiamarli mort i , per i l motivo che la nostra sedicente civi l tà — per
eufemismo — chiama cosÌ i suoi cadaveri quando superano u n certo
numero. E allora? E ' scandaloso, ma non c'è p i ù scandalo perchè c i
siamo abituati: l o si è detto ma non ancora capito. Certo le cose d'ogni
genere che ci succedono non sono sopportabili al tro che per la capacità
d'oblio che sappiamo saggiamente amministrare ogni vol ta che è neces-
sario. Beati i poveri di spirito... Queste parole sono di una terribi le attua-
lità ma noi ce ne difendiamo, non c i riguarda. La nostra lucidi tà e i l
nostro senso d i responsabilità s i danno da fare altrove. L ' a l t ra faccia
dello scandalo, i l suo aspetto esteriore oserei dire, è i n questo immenso
traumatismo che colpisce mi l ioni d' individui e d i f ronte a l quale no i
rimaniamo senza met ro d i misura, del t u t t o indi fesi e impotent i pe r
parlarne con giustizia.
Vorrei poter dire, come certo al t r i cercheranno d i fare un giorno,
tutto quello che non appare, tutto ciò di cui la stampa, perchè non è un
ruolo che essa s i attribuisce, non parla. D i t u t t i quel l i che, i n forme
diverse, resteranno infettati tut ta la vi ta da questi anni : uomini , donne
e bambini. Ma anch'essi sono votati, in una parte di loro stessi, a dimen-
ticare t u t t o quel lo che hanno sofferto t u t t o quel lo che hanno visto.
Rimarranno l o r o solo qualche cicatrice e de i p i i anniversari , a l t r o
aspetto di un genere di ferita che la morte stessa non riesce a riparare
del tut to. Tu t t o questo s i immagina, perchè dunque attardarvisi con
compiacenza? L a storia avanza, progredisce dicono. I l progresso è i n
cammino. I l dramma è che non si arresta mai, i l tempo che noi impa-
riamo un poco a respirare diversamente. L'avveni re sarà sempre mi -
glioré. Bisogna essere molto fastidiosi o misantropi per rimettere ciò i n
discussione. O forse bisogna diventare dei contemplativi e r i f iutare i l
proprio tempo ritirandosene?
Dire sl o dire no, i l risultato è lo stesso: no i c i siamo sempre per
niente.
Qualche giorno fa sentivo in un ristorante del quartiere latino que-