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meno adulterati. M i si di rà « moralista » sotto pretesto che non pongo

i l problema « in politica ». E' evidente.

Partecipare non vuol di re disperdersi, ma restar fedel i a se stessi

senza, come si dice, r i t i rare i l proprio spillo dal gioco. L'esperienza più

vera — quello che sperimento ogni volta un po' di più — non è mai là

dove si crede di coglierla immediatamente: è più nascosta.

Noi possiamo cercare d i r i f let tere perdutamente su i grand i pro-

blemi che condizionano i l nostro tempo e cercare di affrontarl i. Ma ciò

che è evidente sono questi sette anni passati e già dimenticati. Lascio

agli specialisti e ai non specialisti i l bilancio politico. Ciò che m i col-

pisce è i l « perpetuo ricominciare », per dirla banalmente. Tut to avviene

ora come se niente fosse avvenuto... E' spaventoso e aberrante ma è Coe.

I l mondo intero (o quasi), la Francia intera ( o quasi) avranno condan-

nato questa guerra. E la guerra sarà continuata per p i ù d i sette anni

e tut ta una generazione v i avrà partecipato direttamente... Adesso è i l

momento delle felicitazioni e tut to i l mondo v i trova i l suo tornaconto.

Ma ch i è responsabile, ch i bisogna accusare? Quale processo attende

la folla? Si sta per bruciare in piazza lo stregone che ha gettato su tut t i

i l maleficio? Dove si nasconde? Nul la, nessuno, solo un gran silenzio.

Accusare l'esercito? E v ia! siamo seri , pe r una vol ta. I l poveraccio

è ben conosciuto, esso non pensa ma agisce. Dunque si è pensato al suo

posto! Chi? Perchè non saremmo stat i noi , loquaci e silenziosi, a t t i v i

o inatt ivi , at tor i o spettatori? La morale è che la storia non ha morale

e che è l ibera d i comportarsi come vuole. I l nostro giudizio può solo

constatare l'asprezza delle difficoltà, veder fal l ire i l tentativo di condurre

una battaglia efficace e coerente contro le forze d'oppressione e d'avvi-

limento, da qualunque parte esse vengano; e ciò senza essere ingannato

nè mistificato.

LE CHINOIS ÇA S'APPREND

C'è qualcosa di peggio del silenzio interessato o ipocrita della stampa

non comunista e comunista sul la Cina (ma i n ver i tà è silenzio anche

sui Paesi del Terzo Mondo): ed è la fatui tà del nostro interesse. Dopo

qualche anno di l ibr i , reportages, viaggi e foto sui settimanali, abbiamo

deciso che ne sappiamo abbastanza. Ma questa è i ronia facile. I l disin-

teresse (chi sa qualcosa di autentico sulla Cina di oggi? E ' difficilissimo

d'accordo, per chi non s'accontenti d i approssimazioni. Ma prepararsi

a sapere, ecco qualcosa d i meno diffici le. E po i l e chinois — diceva

Picasso parlando del la propr ia pi t tura — ca s'apprend) o l ' infast idi to

interesse per, diciamo, un terzo degli uomini, cioè per la terza parte d i

noi stessi, può essere giustificato dal carattere astratto della « conoscen-

za », dal la impossibilità d i scoprire le mediazioni t ra i l mondo d i l à e

quello di qua, t ra l'esistenza di quegli uomini e la nostra. Ma crediamo