

WOOLF
7S
Ecco un uomo politico disilluso, che
è
invecchiato prematu–
ramente , che va perdendo i denti e che, destino ancor peggiore,
sta divenendo giorno per giorno più sordo. Epp ure non si lascia
mai sfuggire un gemito. Non
è
mai pesante; non
è
mai noioso
i
non
è
mai sciatto. La sua mente
è
sempre agghi ndata come la
sua persona. Mai per un attimo
egli
e si voltola
in una
scggetta •· Per quan to private siano e apparentemente
sponta–
ucc, queste lettere giocano con tanta agevolezza dentro e intorno
al singolo argomento da cui sono assorbite, che esso non diviene
mai tedioso, o, cosa ancor
più
notevole, ridicolo. E poSsibile che
l'arte
di
piacere abbia qualche rapporto con l'arte dello scrivcn:.
Essere educato, sollecito degli altri, dominarsi , reprimere
jJ
proprio egoismo, nascondere invece che ostentare la propria per–
sonalità, può giovare allo scrittore esattamente
come all'uomo
di mondo.
Certo, vi è molto da dire in favore dell'addes tramento -
in qualsiasi modo si voglia definirlo -
che aiutò Lord Chester–
field a scrivere
i
suoi
Caratteri.
I foglietti hanno la precisione
e la regolarità di certi minuetti passati di moda. Eppure
la sim–
metria è cos) naturale all'artista,
che egli può romperla nove
wolc : essa non diviene mai costretta o formalistica, come di–
verrebbe nelle mani d'uu
imitatore. Eg li può essere astuto,
pui\ essere ingegnoso, può essere sentenzioso; ma mai per u n
istante penle il senso del tempo e quando l'aria è terminata, si
ferma. e Alcune riuscirono cd altre fallirono
1 1
egli dice della
amanti di Giorgio I : al re piacevano grasse. Ancora : e Egli
ua
stabilito nella. Camera dei Lords , quell'ospedale d'incura–
hili •· Sorride non ride. Qui, naturalmente,
gli venne in aiuto
il secolo decimottavo. Lord Chcsterficld,
per quanto cortese
verso ogni cosa, perfino verso le stcUe e Ja filosofia del vescovo
Berke ley, rifiutò
fermamente , come si conveniva a un figlio
del suo tempo, di baloccarsi con l'infi nità o di supporre che le
cose non siano proprio cosl solide come sembrano. Il mondo era
abbastanza buono e abbastanza _.grande cosl com'era. Questo
temperamento
prosaico, se lo mantiene nei confini del pii\ im–
peccabile senso comune,
limita
la sua viimale. Nessuna
sua
frase echeggia o penetra come fanno tante di La Bruyèrc . Ma
lui per pri mo avrebbe deprecato ogn i confronto con quel grande
scri ttore;
e
poi, per scrivere come La Bruyère bisogna
forse