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limpide matt ine, quando il sole
è
già alto e
la rugiada
si
è
prosciugata, le solerti api escono dall'ar nia e s'inv~
lano per campi e boschi alla loro operosa fatica. Sino al tra–
monto sulla soglia dell'alv eare continuo
è
il brulichio di queste
diligenti operaie; ma nell'osc urità dell'arnia,
di giorno e di
notte,
il
loro lavoro
è
scn1.a
riposo.
Per seguire l'attività
che si svolge nell'alvear e, si ricorre
ad arnie con pareti di vetro, ricoperte da assicelle scorrevo li. Si
può porre una
di
queste arnie da osservazione , dotata di uscita
esterna, in una stanza in città. Mactcrlinck, il poeta che ci ha
lasciata una così viva rappresentazione
della vita delle api te–
neva, nel suo studio a Parigi, un'arnia
le cui pecchie racco–
glievano nel deserto di pietra di che vivere e prosperare. L'al –
veare non
è
uno stato, non
è
una monarc hia come da alcuni si
ritiene,
è
semplicemente una grand e famiglia. La regina non
ha alcun potere , non
è
che una madre.
Mira bile, dal punto di vista economico, la divisione del
lavoro che si svolge nell'alveare. Le pri ncipali funzioni sociali,
le fondamentali di nutrizione e di riproduz ione sono compiute
da individui diversi. Molti maschi
ed
una sola femmina -
la
regina -
prepos ti alla funzione generativa ed incapaci di pro.
curarsi il cibo. Dopo la fecondazione
i
maschi, cacciati dall'arnia,
muoiono.
La
maggior parte della popolazione dell'a lveare
è
co–
stit uita da operaie, neutre, con organi e mans ioni part icolari.
Vi osserv iamo le api cerifere,
le mellifere, le operaie che at–
tendon o alla pulizia dell'arnia , le guardiane che ne difendono
l'ingre sso. Altre sono adibite
aJ
servizio della regina, all'alle–
vamento, alta tute la della prole.
La
regina col suo corteo d,
consigliere o di serventi, percorre
i
favi e depone le uova, cel–
letta per celletta, senza arresta rsi per tutta la buona stagione.