

PRI SCO
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gliavo.
La
corrente premeva morbida come un solletico contt'o
i]
mio petto e mi pareva di aderire ad un ~ltro corpo, di strin •
gcrlo in quakhe modo, era un'alt ra presenza contro di me.
Mi
asdugai
in ftttta e mi rivestii. Il sole era
caldissimo,
pareva fermo. Raggiunsi la casa, immergendomi nella sua
pe–
nombra. Tutti socchiusi gli scuri, e vuote le stanze. Sempre
vuoto, solitudine.
Il
canto delle cicale arrivava dentro smor–
zato: anche questo pareva refrig erare . Ma l'arsura
era infi–
nita;
che oosa poteva appagarla? Chiimai
la domestica per
farmi
portare una
bibita. Udii
la mia voce ncl1a stanza . Anche
Maurilia era fuori, o forse avrei potuto trovar la sù nella sua
camera, in soffitta.
Salii
da lei : i passi suUa scala di legno
· svegliavano odori di umidità e di muffa.
La
ragazza fu sorpresa
ai
vedermi arrivare . Riponeva certa biancheria .
-
Che accade?
Tentai di sorridere per vincere uno sciOCco turbamen to,
-
Nulla -
dissi. -
Non senti il caldo? .
Ell a ripr ese a conservare
la
biancheria
ne.i
cassetti : len•
zuola, lunghe camicie da notte, lino bianco e stirato, riposante .
-
Profittavo di questi momenti -
mi disse, -
per
met•
tere a posto un po' della
mia
roba.
Oltre il cassettone e il letto e un tavolino con qualche sedia,
la stanza era nuda, conventu ale.
-
C'è
fresco, quassù.
Ella
mi
guardò.
-
Sl,
si
sta bene, -
Disse.
Aveva
gesti lenti
e
precisi,
si
chinava
a
riporre nell'ultimo tiretto
i
panni, il lino,
il
lino
bianco. Aveva
le
braccia
nude brunite di sole; aveva
la
giubba
che nei movimenti le si stirava sulla schiena mostraodo
le
bretellinc della sottoveste. E
io
dissi :
- Maurilia.
Si rizzò e
mi
guardò : forse aveva capito appena io ero
entrato da lei a cercarla. Eppur e r ipete.i, scioccamente :
- Maurilia.
Ella
indietreggiò di un passo, urtando contro la sedia e
face:ndocadere un po' di biancheria : si chinò a raccoglierla.
-
Ti aiuto -
le dissi avvicinandomi. Una camicia svol•
gendosi aveva sollevato tra noi un profumo casalingo di la•