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PRIS CO
vanda.
Le
nostre mani si scontrarono, cercando di prendere
la roba.. Anche i suoi capelli odoravano, di lavanda e di
gio–
vinezza.
-
:Ko, no signor padrone.
Ci
eravamo
guardati rialzandoci :
i
suoi occhi erano dispe–
rati . Arretrò sino al muro, indifesa. Allora la strinsi alla vita.
-
Lasciatemi, lasciatemi signor padrone.
Cercai di baciarla : oltre la finestra vedevo un lembo di
cielo azzurro e un
pc;,
del fogliame d' un albero fermo sotto il
sole; vidi la sua gola che mi sfuggiva.
- Maurilia -
dissi ancora. E lei quasi pianse.
-
!\on per me signor padrone, per lui ...
-
Lu i chi?
Ave,·o allentato la stretta,
indietro di qualche passo.
La
giovane si copri
!I
volto singhiozzando. E io ripet ei, tremando :
-
Lui, chi?
Ma non disse il nome, Maurilia, non c'era bisogno. Avevo
capito, s1.
E
tuttavia dissi una terza volta, debolissimameate :
-
Lui, chi ?
!.....
Si,
sì -
diceva la ragazza tra i singbioizL -
Sì,
sì -
confessava.
E
io dissi:
-
Adriano.
Maurilia piangeva accostata al
muro,
ma non le vedevo
il
volto, vedevo le mani un
po'
tozu che glielo coprivano. C'era
una sedia
H
accanto,
mi
sedetti, sedevo sulla biancheria, e
stupii persino di trovare le esatte P3role:
-
Ti ba amata ? -
dissi -
Ti ha amata?
Accennava
sf
col capo,
senza
guardar mi:
ma
parl ò,
anche :
-
Qui -
disse -
qui...
Io
dissi :
-
Ti ha baciata? Dimmi, ti ha avuta?
-
Qui -
disse -
qui, sì.
Mi voltai a osservare il letto, un lettino di ferro. C'era
Adriano. Lo vidi. Era tutto nudo, come quando si fac-eva il
bagno insieme, al iiu me. Strin geva tra le braccia una ragazza,
fac-endocigolare il letto. Io lo guardai : allora mi accorsi anche