

PRISCO
fine non potevo incolpàrmi, bis6gnava tuttavia riconoscessi
d'cssett almeno appagato di aver
ottenuto
una sicu rezzà, la
sicurez za d'ess ergli stat o vicino per tutta la vità : se non proprio
felice, potevo esserne contento, sereno. Ebbene, lo ero. E poichè
nello sguardo di Berti avvertivo una perplessità che gli nasceva
d:;,J mio atteggiam ento e lo angu stiava e disorientava paren–
dogli di soffrire egli con più intensità che non io ch'ero suo
padre, la sua carne
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volli toccare con lui l'argome nto: forse
egli mi avrebbe an che aiutato; sebbene · non sapess i come.
Gli parlai del fratello, dei figliuoli : gli chiesi che cosa
fa–
cessero' con i loro studi, erano sempre in collegio? Berti cre–
dette che altre ragioni cagionassero quelle info rmazion i, se ne
impietosì:. Parlò con impaccio e angoscia.
- Studiano - mi disse, - il prim o ormai frequenta il
terz o anno d'i ngegneria.
Credeva che questo discorso mi ricordasse Adri ano e che
potessi soffrirne : in realtà pensavo ad Adriano {quando non
pensavo a lui?), ma non c'era sofferenza, no. Al contr ario, una
blanda ironia, se così posso dire, una rivincita .
- Che ne dice tuo frat ello? Ti ricordi il primo anno in
cui li mandò in collegio?
Mi guardò assentendo senza parlare : io cominciav o a sor•
ridere.
- Tu parlasti del loro ritorno . Una pena, dicevi', non li
ho riconosciuti, mi dicevi. Erano ]ontani, staccati, avevano un
mond o loro .
- Sì - egli disse .
- Sai, ne11a vita d'un ragazzo viene sempre un momento
in cui ci si stacca dai propri genitori; non ci appart engono
_più, si sviluppano in un mondo loro. Come se partissero, ecco,
un viagg io senza ritorno.
Di nuovo mi guar dò senza rispo ndere .
Io
ripresi (mi sen•
tivo forte , vittorioso) :
- Sono mort i, ecco tutto. Per i gen itori , per chi
è
stato
sinora al loro fianco. 11:orti, poveri esseri senza vita più, per
noi. Ne convieni?
Egli mi guardava .