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a non firmarla (e tra questi Vallardi e Treves),

«

e

fu

mesucr1

ricorrere a nuovi atti ostili per convincere quei signori

come la

ta–

riffa promulgata sulla piazza non doveva essere una semplice carta

stampata corredata da un segno geroglifico, ma un serio patto

che

stabilisse i reciproci doveri ai quali industriali ed operai dovevano

strettamente uniformarsi»

93 •

Nei primi mesi del 1889 frequenti

furono dunque gli scioperi (la chiusura del movimento fu dichiarata

nell'assemblea del 18 aprile 1889), frequenti da parte padronale le

rappresaglie (multe, sospensioni, licenziamenti); e, come era già acca–

duto dopo lo sciopero del 1880,

«

l'autorità giudiziaria istrul un pro–

cesso a carico di alcuni soci

» (

che avevano appunto partecipato agli

scioperi) che però con sentenza della Pretura vennero assolti per

«

ine–

sistenza di reato

».

Dopo il 1888, la lotta continuò anche dopo la cessazione degli

scioperi: gli interventi che

il

Comitato Impressori

fu

costretto a com–

piere per comporre le vertenze sorte per infrazioni alle tariffe (ad

esempio presso le tipografie Ricordi e Rebeschini) furono tanto nu–

merosi da consigliare, come era già avvenuto per i compositori,

la

costituzione di una Commissione di vigilanza (1890) che compose una

infinità di vertenze di tariffa, ed ebbe ad intervenire per cause abba–

stanza serie nelle tipografie del

«

Corriere della

Sera

»,

da Bortolotti,

Minacca, Checchi, Vallardi A., con esiti in maggioranza favorevoli

94

Dalla lotta per le tariffe del 1892 alla repressione del 1898 e alla

ripresa di fine secolo.

Intorno al 1890 la situazione per la sede milanese dell'Associa–

zione degli operai tipografi si presentava piuttosto favorevole: la for–

za org3nizzativa era notevole, e parimenti notevole la sua incidenza

sulla categoria: il potenziale di lotta era alto e soddisfacente

il

bilancio delle lotte stesse. Essa poteva, quindi, guardare con relativa

sicurezza alle prove che l'attendevano, e la sicurezza era accresciuta

dalla certezza di potere ormai contare su di una vasta solidarietà, sia

interna che internazionale. ,

Per quel che riguarda i particolari rapporti internazionali, un av–

venimento assai importante

fu

rappresentato dal II Congresso tipo–

grafico internazionale tenutosi a Parigi nel luglio 1889. L'importanza

del Congresso (al quale parteciparono delegazioni d'Austria, Ungheria,

Italia, Germania, Inghilterra , Spagna e Belgio) risiedeva soprattutto

nella chiara coscienza, soprattutto della Sede milanese, delle reali di–

mensioni che la lotta politica e rivendicativa oramai assumeva: nella

convinzione cioè che

«

nulla di durevole, di veramente utile e pra–

tico non si può fare se l'operaio non abbandona le tradizioni parti–

colari della propria corporazione, e che, per resistere al capitale, per

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