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sentl l'esigenza di una rielaborazione politica dei temi rivendica–

tivi: dalle pagine della

«

Tipografia Milanese » si richiedeva an–

cora una volta la regolamentazione del lavoro minorile e femminile

e si caldeggiava il progetto di legge sulla Cassa Nazionale di pen–

sione

per

gli operai invalidi del lavoro e la Cassa pensione per la

vecchiaia "'· L'Associazione insomma si rendeva conto che la mi–

gliore opera di proselitismo e di propaganda era quella di mostrare

nei fatti un costante e preciso interesse per le esigenze della classe

cui si rivolgeva.

Gli anni immediatamente successivi alla grande lotta del 1880

furono anni decisivi non solo per

-la

crescita organizzativa, ma anche

per la elaborazione della fisionomia politica della Associazione. Il

1882, in particolare, rappresentò un anno «chiave» per la vita

dell'Associazione tipografica: in quell'anno infatti, legato al pro–

blema della riforma elettorale realizzata in It alia appunto nel 1882,

si ripresentò in tutta la sua importanza il problema della « poli–

tica».

La questione dei rapporti dell'or ganizzazione dei tipografi con

le forze politiche (o meglio, partitiche) e con la stessa lotta politico–

parlamentare, era stata affrontata fin dalla costituzione della Società

e risolta in quella sede in senso assolutamente negativo: l'art.

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dello Statuto faceva infatti espresso divieto alle varie Sedi di in–

gerirsi in qualsiasi modo e forma nelle questioni politiche. E a tale

atteggiamento si attenne scrupolosamente nei primi anni di vita

la linea ufficiale della Sede milanese. Dalle pagine della « Tipogra–

fia Milanese » si tuonava infatti continuamente contro il « male »

della politica, un « male » che cercava ormai di « filtrare nel solido

corpo dell'Associazione

»

71

Ma solo un anno dopo la stessa

«

Tipografia Milanese

»

72

scri–

veva che

l

tipografi si rendevano ormai conto che

«

l'operaio mo–

derno, l'operaio dell'oggi, ha subìto una metamorfosi, ha fatto una

specie di rivoluzione alle idee del passato, e studia... studia continua–

mente la insoluta questione sociale

»,

che per lui prendeva l'aspetto

dello sfruttamento del lavoro femminile o minorile. Di qui i con–

tinui e tenaci scioperi e le

«

ripetute richieste di provvedimenti le–

gislativi che migliorassero le sue terribili condizioni di lavoro

».

E fu

proprio attraverso queste lotte che venne maturandosi, in una parte

almeno dell'Associazione milanese, la convinzione che il riscatto della

classe operaia non era più raggiungibile solo attraverso rivendicazioni

economiche, ma che bisognava ricorrere alla tanto deprecata poli–

tica

73 •

Una conferma delle mutate convinzioni di almeno una parte dei

membri dell'Associazione milanese sembra trovarsi in due impor–

tanti fatti politici; in primo luogo nella adesione di alcuni tipografi

all'allora nascente Partito Operaio Italiano, e nella loro partecipa-

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