

dilatoria e a scendere sul terreno di lotta prescelto dai lavoratori.
Riunitisi a loro volta in assemblea il 13 febbraio , sotto la presi–
denza di Emilio Treves, rifiutarono di accogliere la richiesta di
un'unica tariffa considerata
«
esorbitante
»
per
«
la grande varietà
delle industrie tipografiche, e le poco floride circostanze
»
in cui
esse si sarebbero trovate
52 •
Era quindi del tutto evidente che i proprietari erano fermamente
decisi a non voler discutere od accettare alcuna proposta degli
operai: a questi ultimi quindi non rimaneva che chiamare la ca–
tegoria allo sciopero, denunciando nel contempo le responsabilità
dei proprietari per la rottura delle trattative cercando di ottenere
cosi la solidarietà delle frange più moderate
53 •
Col 17 febbraio 1880 lo sciopero ebbe inizio: una vera guerra
«
d'indipendenza - scriveva
«
La Tipografia Milanese ,. -, una
guerra che non si poteva più evitare se non sortendo col marchio
della codardia »
54 •
E a questa guerra gli operai si disposero con de–
cisione e con la piena consapevolezza di quanto fossero necessarie
l'unità e la capacità di resistenza della categoria. L'Associazione,
infatti, dopo aver deliberato straordinari provvedimenti per l'at –
tuazione della tariffa, quali ad esempio la corresponsione di inden–
nità settimanali per disoccupazione e l'obbligo ad un contributo
settimanale per coloro che fossero stati retribuiti in tariffa, si
preoccupò sopratt utto di fare appello alla unità e alla solidarietà degli
operai:
«
Ora dunque - si legge nella
«
Tipografia Milanese» -,
siamo in piena lotta, essa, lo si prevede, sarà tenacissima, agli
operai dunque tocca ora mostrarsi consci della deliberazione presa.
Che nessuno manchi alla propria parola, e compatti e dignitosi si
proceda per quella via che le fatiche e i sacrifici di sette lunghi
anni prepararono. Nessuno ascolti né si lasci abbindolare da false
voci sparse ad arte da nemici dell'associazione»
55•
Gli appelli dei
compositori all'unità ebbero effettivamente successo: pochi furono
infatti i
«
tradimenti » e ampia la solidarietà alla lotta, venuta spe–
cialmente dalla Sezione Impressori, da tutte le sedi nazionali confe–
derate e da molte associazioni di categoria straniere (da Marsiglia
a Londra, da Vienna a Trieste)
56 •
La
compattezza della categoria e l'ampia solidarietà operaia con–
sentirono ai tipografi milanesi di affrontare una lunga lotta e di
uscirne sostanzialmente vittoriosi: infatti solo nell'assemblea gene–
rale dell'8 giugno l'Associazione, dopo aver accettato alcune modifi–
cazioni alla tariffa avanzata da una commissione mista (composta
cioè da proprietari ed operai) presieduta dal notaio Stefano Alloc–
chio, deliberava definitivamente
«
la chiusura dello sciopero gene–
rale»
57 •
La conseguenza immediata del pur vittorioso sciopero, con–
dannato , tra l'altro , quasi unanimemente dalla stampa quotidiana,
fu tuttavia un processo intentato ai membri della Commissione della
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