

insoddisfacente di aderenti rispetto alla consistenza numerica com–
plessiva dei tipografi milanesi (circa 800). Il reclutamento di nuovi
soci era ass~i faticoso, e molti erano gli operai che, come scri–
veva
«
La Tipografia Milanese », non si iscrivevano o per sfiducia,
o per servilismo o per apatia
24
•
A ciò si aggiungeva poi l'opposi–
zione del Pio Istituto che, benché avesse riconosciuto l'Associa–
zione il 1° febbraio 1874
25 ,
accusava pubblicamente la Società di
essere
«
un'accozzaglia di cattivi operai, i quali tentano subornare
la tranquillità dei buoni »
26 ,
e gli associati di essere « fanatici de–
clamatori»
11
,
invitando cosl implicitamente i propri aderenti a
tenersi lontani dalla nuova organizzazione. E non meno grave
appariva infine l'atteggiamento restio dei « vecchi
»
tipografi,
di
quei tipografi che, per avere dato vita alla Società Artisti Tipografi,
godevano di una certa popolarità fra i colleghi.
Gli attacchi mossi all'Associazione dal Pio Istituto, l'apatia di
molti operai e l'aperta ostilità di alcuni altri, se costituirono per
la nuova organizzazione indubbi e gravi ostacoli, offrirono tuttavia
ai nuovi dirigenti l'occasione
di
ripensare criticamente, in serrata
polemica con gli avversari, alle lotte della classe operaia negli ultimi
anni, di individuarne gli errori e di chiarirne ulteriormente gli obiet–
tivi. E cosl anzitutto per i « giovani
»
tipografi aderenti alla Asso–
ciazione l'effimera esistenza della Società degli Artisti Tipografi era
perfettamente spiegabile con la leggerezza e l'impreparazione con
le quali erano state affrontate allora le lotte
28
•
Da quel passato
« riprovevole » bisognava « trarre un pratico ammaestramento di mi–
gliore assennatezza », bisognava, insomma, trovare una strada
nuova, un metodo nuovo, strumenti nuovi di lotta, che gli operai
dovevano individuare da sé senza mendicare « patrocini e soccorsi
da nessuno »
29 •
I « giovani» erano dunque ben consapevoli che l'Associazione
era l'unica arma veramente efficace per difendere i loro diritti:
« l'esperienza aveva loro insegnato che la lotta spontanea, non orga–
nizzata, non sfociava in alcuna conquista duratura, che l'appello
diretto ai padroni, attraverso la mediazione delle pubbliche autorità,
non serviva a nulla »
30
•
Nonostante il forte spirito di classe che muoveva i promotori, la
fermezza con cui essi propugnavano le proprie idee e i richiami
frequenti alla solidarietà operaia e all'unità della classe, si deve
tuttavia mettere in luce che la nuova Associazione
fu
mossa soprat–
tutto da ideali di natura rivendicativa, dalla « imperiosa neces–
sità
di
migliorare la propria condizione »
31
•
Essa infatti, sottolineava
il periodico milanese, « non vorrebbe essere che quello che già
esiste in molte parti d'Europa » un organismo, in sostanza, modellato
sulle Trade's Unions inglesi
32 •
La Società aveva dunque come unico
scopo dichiarato la conquista di una tariffa che rialzasse
il
prezzo
49
Biblioteca Gino Bianco