

dall'altra un ulteriore aumento dei contribuenti e quindi del già
piuttosto cospicuo capitale sociale.
Lo
Statuto, inoltre , istitul due Fondi, contabilmente autonomi,
ma dipendenti dall'Associazione con i quali l'Istituto contava di
allargare sensibilmente la propria incidenza nel campo assisten–
ziale:
il Fondo vedove ed orfani
e il
Fondo medico-farmaceutico.
Queste iniziative ebbero innegabili effetti: alla fine del 1875
infatti i soci erano saliti a 310, praticamente raddoppiati rispetto
al 1860; il fondo sociale registrò un aumento del 20% rispetto
al 1860, ma, fatto più unico che raro e indubbio segno di un'au–
mentata attività erogativa, le uscite superarono le entrate.
Gli effetti della svolta degli anni successivi al 1870 nella po–
litica assistenziale del Pio Istituto, anche se apprezzabili, rimane–
vano tuttavia abbastanza limitati. Il numero degli aderenti era
raddoppiato, e più che raddoppiato quello dei sussidiati di modo
che il Pio Istituto si può dire fosse riuscito a conquistare nel campo
mutualistico un vero e proprio monopolio (le iniziative concor–
renti, quali quelle della Mutua Impressori , erano praticamente
destinat e a fallire
17
);
tutt o ciò non eliminò il fatto che il Pio
I stitut o, legato agli interessi imprenditoriali , non esercitò mai una
reale incidenza sulle condizioni di lavoro degli operai, né si pro–
pose di lottare per il loro miglioramento. Il Pio Istituto
«
bene–
ficava
»,
è
vero, gli operai, ma come fossero stati mendicanti, men–
tre «l'operaio», scriveva
«
La Tipografia Milanese
»
18 ,
interpretan–
do il sentire comune della classe
«
non
è,
né deve essere un ac–
cattone
».
Il Pio Istituto lasciava libero, ancora una volta, lo spa–
zio che, all'indomani dell'Unità, l'Associazione degli Artisti Tipo–
grafi aveva tentato di occupare: quello della « rivendicazione ».
Tale spazio venne occupato, a partire dal 1872, da una nuova
organizzazione operaia, destinata a lasciar profonda e duratura trac–
cia nella storia del movimento dei tipografi ed anche del movimento
operaio
tout court.
Nel 1872 infatti, gli operai tipografi, esasperati dalle dure con–
dizioni di lavoro imposte dai proprietari e dal modo sempre più
aperto con il quale essi eludevano
ed
aggiravano la tariffa, forma–
rono una Commissione con l'incarico di esporre alle autorità citta–
dine la loro situazione e le loro rivendicazioni
19
•
Il sindaco, con–
te Belinzaghi, sentita la Commissione invitò i tipografi a costi–
tuirsi in Società. L'invito
fu
immediatamente accolto e, convocata
un'assemblea il 3 settembre 1872, 312 tipografi costituirono l'« As–
sociazione dei combinatori tipografi milanesi per l'introduzione e
l'osservanza
di
una tafiffa
».
Il fallimento della Società degli Artisti Tipografi suggeri ai
compilatori del primo Regolamento dell'Associazione di cautelarsi
contro manovre disgregatrici e tendenze frazionistiche con l'intro -
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Biblioteca Gino Bianco