Né il nuovo orario di lavoro fu sempre rispettato. Nel 1894
in talune tipografie si lavorava ancora per 1O ore, e non cosmwva
certo un esempio isolato quello della tipo-litografia Francioli ove,
secondo le affermazioni del
«
Litografo», il lavoro incominciava
alle 7, e spesso anche prima, senza alcuna regola fissa e le mac–
chine non si fermavano nemmeno per l'ora della colazione, e ciò,
affermava
il
giornale,
«
forse per egoismo dei macchinisti lavoranti
a cottimo
»;
e alla sera poi
il
lavoro si prolungava spesso sin dopo
la mezzanotte e raggiungeva talvolta le 2 o le 3 ore del mattino
(ovviamente senza straordinario)
124•
Anche dopo il 1892, i turni di riposo previsti per gli addetti
alla composizione dei giornali furono spesso ignorati
125,
mentre,
nonostante le precise prescrizioni della tariffa, continuò ad assu–
mere proporzioni notevoli il fenomeno dello sfruttamento del la–
voro minorile, soprattutto nelle piccole tipografie
126
e il ricorso
alle multe
IZ7_
Continuavano spesso a mancare, infine, garanzie di salubrità dei
luoghi di lavoro (nel 1898 sul
«
Lavoratore del Libro» si parla
ancora, a proposito della tipografia del
«
Corriere della Sera»,
«
di umide cantine, nelle quali si deve quotidianamente lavorare,
in odio ai precetti ed alle leggi sull'igiene»
128)
e sempre più fre–
quenti divennero gli infortuni sul lavoro, che colpivano soprattutto
i ragazzi addetti alla pulitura delle macchine
129
•
Nonostante dunque le grandi lotte sostenute e gli indubbi mi–
glioramenti ottenuti, anche dopo · il 1892 permaneva fortissima la
resistenza padronale e continuo era il tentativo di annullare di fatto
le concessioni che gli operai avevano strappato.
Biblioteca Gino Bianco




