

Ma la vera, grande conquista della tariffa del 1880 per la stabiliz–
z~one del salario fu la limitazione dell'apprendistato ,
il
controllo
cioè dell'elemento che più concorreva a ribassare
il
tasso dei salari
creando un'estesa e cronica disoccupazione
64 •
Nella tariffa del 1880
si dispose infatti che in ogni tipografia
il
numero degli allievi non
dovesse superare
«
l'uno per ogni dieci lavoranti
»,
che ogni allievo
dovesse provare di avere superati gli esami di quarta classe elementare
e infine che non avrebbe avuto diritto ad alcun compenso per la du–
rata di un anno e sarebbe dipeso direttamente dal principale.
La durata della giornata lavorativa veniva poi fissata a 10 ore
esatte,
«
salvo speciali accordi pei giornali
»,
con l'obbligo di au–
mentare del
25
%
il
compenso per
il
lavoro notturno e per i lavori
festivi e con l'obbligo da parte dei proprietari di dare gli otto giorni
d'uso agli operai licenziati
65
•
Si trattò di conquiste di notevole
portata che avrebbero dovuto rendere meno precaria, sotto ogni
aspetto, la condizione operaia nel settore dell'industria tipografica.
Nonostante l'importan za dei risultati raggiunti, neppure la ta–
riffa del 1880 doveva segnare di per sé una svolta radicale nelle
condizioni degli operai tipografi. I salari continuavano ad essere no–
tevolmente inferiori a quelli previsti - ad esempio - dalle tariffe
di Torino , Genova, Firenze e Roma
66
né l'aumento riusciva a tenere
il
passo con il generale rincaro dei prezzi dei generi di prima ne–
cessità che si registrò negli anni immediatamente precedenti e seguenti
la nuova tariffa
67 •
Accanto a queste ragioni si deve aggiungere quel
fenomeno continuo di mancata applicazione, svuotamento e aggira–
mento, che già si era verificato nel periodo 1860-1880. La conquista
della tariffa segnò la fase finale di una lotta e
il
punto d'inizio di
una nuova lotta: quella per l'applicazione e la difesa dei risultati
conquistati.
Assai numerosi furono infatti i proprietari tipografi che tardarono
a firmare
la
tariffa o che addirittura non la firmarono, fra i quali
Ricordi, Vallardi e Reggiani. Ancor più numerosi furono quelli che,
firmata la tariffa, non la rispettarono affatto o la rispettarono solo
in parte:
il
fenomeno era assolutamente generalizzato e si può dire
che riguardasse tutti gli stabilimenti ed anche quelli in cui, come
Sonzogno e Treves, i salari erano più alti e le condizioni di lavoro
meno precarie
68 •
I tentativi di eludere la tariffa non erano limitati
al salario-base, ma si estendevano alla retribuzione per
il
lavoro
straordinario e all'orario di lavoro: basti pensare ad esempio, a questo
proposito, che nel 1883 l'orario di lavoro nella tipografia Reggiani
era ancora di 13-14 ore
69
•
Molteplici erano poi gli strumenti ai quali i proprietari ricorrevano
per
eludere la tariffa. Spesso infatti gli imprenditori accettavano i
nuovi salari per la composizione di ogni 1.000 lettere, ma mantene–
vano la vecchia unità di misura del cottimo: la
n;
spesso poi
il
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Biblioteca Gino Bianco