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dremo - nel 1880, avanzarono delle richieste non più limitate al

solo aumento salariale, ma tali da coinvolgere tutto

il

sistema di

retribuzione e di lavoro

41

Infatti si contestava l'equità della lettera

n

quale unità di misura nel computo delle lettere composte e se ne

proponeva la sostituzione con una lettera tipo, scelta di volta in volta,

a seconda del carattere usato nella composizione, la cui giustezza cor–

rispondesse esattamente alla 24• parte dell'alfabeto. L'adozione della

lettera

n

quale misura base del cottimo aveva infatti dimostrato

che essa si prestava troppo spesso

«

ad adulterazioni dannose al

lavoratore», non ultima quella perpetrata in alcune tipografie di

fondere la lettera

n

più grande del normale"· Gli operai chiede–

vano inoltre che fossero finalmente stabilite in modo uniforme le

modalità di pagamento per porre fine alla scandalosa abitudine di

molti proprietari di corrispondere

il

salario alla domenica, obbligando

cosi gli operai ad un lavoro festivo non adeguatamente remunerato,

o addirittura di pagare gli operai a rate

43

Particolarmente interessanti sono le rivendicazioni dei tipografi

relative al regolamento di lavoro, in quanto da un lato ci informano

sulle reali condizioni in cui essi lavoravano e dall'altro testimoniano

la globalità delle richieste e quindi

la

maturità della lotta. Sul piano

regolamentare si chiedeva anzitutto una radicale riforma del sistema

delle multe".

Le

multe imposte agli operai per ogni mancanza, ma

soprattutto per i ritardi , raggiungevano cifre assai elevate, che tal–

volta erano pari ad un quarto dell'intera giornata lavorativa e rap–

presentavano pertanto un altro strumento con cui il padrone riusciva

assai agevolmente a ridurr e il_salario operaio. L'art. 2 del Regolamen–

to della tipografia E. Civelli '' - ad esempio - prevedeva una multa

di

«

cent. 50 per un ritardo all'orario di oltre 10 minuti », e addi–

rittura di un quarto della giornata per

«

un ritardo di oltre mez–

z'ora». Ancor più vessatorie apparivano le multe applicate in altre

tipografie. Nella tipografia Faverio

46

-

ad esempio - per 10 minuti

di ritardo si doveva pagare una multa pari al guadagno di

1

ora

lavorativa, per mezz'ora una multa pari a 2 ore e mezzo lavorative

e per un'ora una multa pari a 5 ore di lavoro. E questo accadeva

nelle migliori delle ipotesi: spesso infatti il ritardo era causa di li–

cenziamento in tronco. Più in generale si chiedeva una limitazione

ai soprusi, ai maltrattamenti ,_ agli

«

ab~si

»,

anzi alle

«

angherie

che passavano veramente ogm m1sura» .

Era quindi necessario cambiare radicalmente sistema nei rapporti

di fabbrica; altrimenti, scriveva la

«

Tipografia Milanese» con ama–

rissima ironia, si sarebbe persino dovuto

convenire che

il

signor Zanaboni, proprietario d'uno stabilimento tipolitogratico

in Milano non ha

tutti

i

torti di portare a dieci ore e mezzo (invece che

dieci) la

giornata

di lavoro. Perdinci!

il

tempo che

gli

operai sprecano per

sod–

disfare ai loro corporali bisogni lo devo pagare

io? -

dice

il

signor Zana-

31

Biblioteca Gino Bianco